domenica 15 novembre 2015

Corriere 15.1.15
Myrta Merlino: “Madri”, Rizzoli
Le paure di ogni madre nello specchio della scuola
Tra le intervistate spicca Emma Bonino che si dice sprovvista di istinto materno
di Maria Luisa Agnese


Facciamo troppo o facciamo troppo poco per i nostri figli? E soprattutto li amiamo di un amore sano o molesto? Domande che attraversano spesso le nostre menti, ma che Myrta Merlino, giornalista e presenza mattutina in televisione con L’aria che tira su La7, si è posta con maggior perentorietà il 29 aprile, leggendo i giornali che raccontavano di una madre coraggio dei nostri tempi, Toya Graham, scesa in strada a riprendersi il figlio che partecipava a una manifestazione a Baltimora.
E vedendo quella madre che trascinava via il figlio, incurante dell’imbarazzo che poteva causargli, Myrta si è chiesta: «Ma noi mamme italiane dove siamo finite? Perché non siamo più capaci di riportarci a casa i nostri figli?» Ed è partita da lì, da quel gesto che fotografava plasticamente un amore che per essere tale qualche volta deve sapere far male, per raccontare l’amore multiforme, controverso e sempre tumultuoso delle mamme contemporanee, in un volume, Madri (pagine 187, e 17), in libreria per Rizzoli.
Fidandosi del suo istinto di mamma di tre figli, due gemelli e una ragazza, Myrta si è incamminata in un’inchiesta molto personale sulle madri/sorelle: perché saranno loro, in base a come sapranno educare i figli, che avranno la possibilità di creare uomini e donne di domani, facendo svoltare nella testa dei ragazzi pregiudizi e paradigmi culturali.
Nel panorama molto variegato di mamme che Myrta è andata a scegliersi per le interviste che compongono il libro, ci sono tanti tipi di amore materno, da quelli straordinari a quelli famosi, a quelli oscuri. Ma c’è anche l’amore spiazzante di chi, come Emma Bonino, rifiuta lo stereotipo dell’istinto materno e racconta a Myrta, come aveva raccontato in un video al Tempo delle donne , di quanto nella vita si sia sentita sempre più figlia che madre e rifugga da quella responsabilità che vuol dire «per sempre».
Ma l’incontro per cui Myrta trepida di più, e al quale si presenta con i patemi di una scolaretta, è quello con Micaela, preside resiliente e rigorosa del liceo Giulio Cesare di Roma. «Quella che ci vede nell’istante in cui riveliamo la nostra più grande paura: non esser state delle buone madri, aver fallito con i nostri figli. Micaela è una mamma come noi, ma è anche la testimone scomoda del nostro desiderio caparbio e ridicolo di proteggere i figli a ogni costo, che a scuola raggiunge il parossismo».
E difatti la preside Micaela non si sottrae al suo ruolo scomodissimo ma fondamentale e parla di genitori armati di un amore sbagliato, di lotta a quei telefonini che ormai sono al servizio di un mammismo più pervasivo di una telecamera, di figli che per crescere davvero avrebbero bisogno di essere lasciati soli. L’incontro più faticoso, «quasi un viaggio dentro di me, perché quando i professori criticano tuo figlio li vorresti ammazzare, ma sai anche che in quel momento stai vedendo come allo specchio tutti gli errori che hai fatto e che continui a fare», dice ora Myrta. Difficile crescere, ma difficile, e tanto, anche essere madri.