martedì 10 novembre 2015

Corriere 10.11.15
Tra le carte rubate c’è anche l’elenco degli immobili di Propaganda Fide. Interrogati quattro alti prelati
Così il Corvo ha rubato le liste degli inquilini
di Fiorenza Sarzanini


Tra i documenti trafugati dai «corvi» in Vaticano ci sono elenchi con migliaia di nomi e indirizzi degli immobili di proprietà di 26 enti ecclesiastici, in particolare di Propaganda Fide. Gli elenchi erano stati messi a punto in vista di una revisione del patrimonio vaticano, ora gli investigatori temono che possano essere arma di ricatto. Sono state le inchieste giudiziarie a svelare come in alcuni palazzi fossero stati aperti centri di saune e massaggi, molto spesso frequentati da religiosi per incontri a luci rosse. Tra le carte rubate ci sono gli elenchi di tutti gli inquilini con accanto la cifra versata mensilmente.

ROMA Case di lusso affittate a prezzi stracciati, alberghi e centri estetici gestiti da società private e divenuti luoghi di incontro segreti, operazioni di compravendita con plusvalenze occultate: c’è anche questo tra i documenti trafugati dai «corvi» del Vaticano. Elenchi con migliaia di nomi e indirizzi raccolti in vista di una «revisione» dei criteri per l’amministrazione del patrimonio immobiliare, in particolare quello di proprietà di Propaganda Fide. Liste di «clienti» eccellenti che fanno aumentare la preoccupazione di chi indaga per l’utilizzo di questi atti riservati che potrebbero diventare strumento di minacce e ricatti. Anche perché era stata proprio la Cosea, la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi, a stilare l’elenco delle case di proprietà di ben 26 istituzioni. Sono almeno quattro gli alti prelati ascoltati negli ultimi giorni e la convinzione è che la resa dei conti all’interno della Santa Sede sia tuttora in corso. Ecco perché non si esclude che nuovi provvedimenti possano essere presi nei prossimi giorni. E che l’inchiesta possa coinvolgere altri religiosi dopo monsignor Lucio Angel Vallejo Balda — ancora in stato di arresto — e Francesca Chaouqui, rilasciata dopo aver iniziato a collaborare, entrambi accusati di aver «venduto» materiale che doveva invece rimanere riservato.
Saune e hotel
Sono state le inchieste giudiziarie a svelare come in alcuni palazzi nel centro storico di Roma fossero stati aperti centri di saune e massaggi, molto spesso frequentati da religiosi per incontri a luci rosse. Ma anche a far emergere l’identità di imprenditori che erano riusciti ad ottenere da Propaganda Fide interi stabili da adibire a hotel. Come nel caso di Maurizio Stornelli, fratello dell’ex dirigente di Finmeccanica Sabatino, che con la sua società «Burcardo» ha siglato nel 2013 un contratto per l’affitto di un intero edificio da centinaia di metri quadri dove sono state create lussuosissime suite, ma anche altri locali meno prestigiosi ma ugualmente adatti per essere aperti a un pubblico molto selezionato. Di casi analoghi ce ne sono decine. Del resto — oltre alla lunga lista di privati che hanno ottenuto i contratti di locazione per un periodo di tempo lunghissimo e un canone basso — Propaganda Fide ha rapporti con decine di aziende, spesso copertura dei reali intestatari. Basti pensare che sono circa 800 gli appartamenti di proprietà per un totale di oltre 180 mila metri quadri. Le verifiche svolte dalla Gendarmeria hanno accertato che tra le carte rubate ci sono gli elenchi di tutti gli inquilini con accanto la cifra versata mensilmente. E proprio su questo si stanno concentrando nuovi controlli, anche tenendo conto che un’altra istituzione religiosa finita «sotto osservazione» è il Pio sodalizio dei Piceni, anch’esso proprietario di numerosi immobili e diventato noto per la casa nel centro storico della capitale affittata all’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
I quattro cardinali
Negli ultimi giorni sono decine i testimoni interrogati e tra loro ci sono almeno quattro alti prelati che avrebbero avuto rapporti stretti con monsignor Vallejo Balda non giustificati da motivi legati agli incarichi all’interno della Santa Sede. E per questo sospettati di averlo aiutato a veicolare le carte segrete. Del resto non appare credibile che il religioso, sia pur aiutato da Chaouqui, abbia potuto fare tutto da solo. E il dubbio rimane quello che alla fine — proprio come accaduto tre anni e mezzo fa con il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele — sia l’unico a pagare, almeno pubblicamente.