venerdì 9 ottobre 2015

Repubblica 9.10.15
La ferita del Campidoglio ora brucia sulla pelle del Pd
Quattro mesi buttati, l’immagine deteriorata e la strada in salita del voto
È il prezzo pagato da Renzi per Marino
di Stefano Folli


ALMENO quattro mesi buttati. Un’immagine del Partito Democratico deteriorata. Un cammino verso le inevitabili elezioni ancora più in salita di quanto non fosse qualche tempo fa. Questo è il costo della vicenda Marino per il centrosinistra. Due anni fa il sindaco era un uomo del Pd, presidente di commissione in Senato, vincitore di primarie. Certo, appariva fin dall’inizio un personaggio eterodosso e imprevedibile, benché non proprio il “marziano” delle più recenti definizioni.
Lo si poteva considerare omogeneo alla linea del rinnovamento ammiccante all’anti- politica. Il chirurgo arrivato dall’America che rifiutava l’etichetta di professionista dell’apparato. Oggi lo stesso personaggio esce di scena in modo drammatico: in assoluta solitudine e considerato, anche al di là dei suoi notevoli demeriti, l’affossatore del Pd romano. Un danno d’immagine che rischia di diffondersi a macchia d’olio e di inquinare il profilo del partito riformatore non solo all’ombra del Campidoglio, ma molto lontano dalla capitale.
Va detto che il presidente del Consiglio e segretario del Pd lo aveva intuito per tempo. Se si fosse accettata la sua linea, appunto quattro-cinque mesi fa, Ignazio Marino già all’inizio dell’estate sarebbe uscito dal suo ufficio capitolino. Ha prevalso invece la posizione conciliante di Matteo Orfini e del partito romano: rispetto verso gli elettori che avevano scelto il loro sindaco, certo, ma anche attenzione verso gli interessi dell’establishment politico che ruota intorno al Pd. E ovviamente timori del salto nel buio, con la prospettiva di consegnare la città ai Cinquestelle proprio nell’anno del Giubileo. Tuttavia la paura e l’eccesso di prudenza non sono serviti a risolvere il rebus. Anzi.
Oggi lo stesso Pd che ha difeso Marino a oltranza è costretto a cacciarlo con iniziative drastiche per evitare più gravi conseguenze. Ma il danno è fatto. Se quattro mesi fa il cammino verso la rinascita politica del centrosinistra romano sarebbe stato difficoltoso, oggi è impervio. Marino lascia dietro di sé un cumulo di macerie soprattutto nel rapporto con l’opinione pubblica. In una città dove la destra è sempre stata forte sul piano elettorale e dove oggi i “grillini” dimostrano di essersi ben radicati, risalire la china sarà molto faticoso per il Pd. Renzi dovrà spendersi in prima persona e in modo convincente, visto che al momento la battaglia del Campidoglio sembra perduta in partenza.
Ecco perché il dopo-Marino coincide con il tentativo di posticipare il più possibile il voto comunale. La data più logica e prossima sarebbe la primavera 2016, insieme alle altre grandi città. Ma il tempo a disposizione sarebbe minimo per il commissario governativo, l’uomo cui si darà il compito di governare la città nei prossimi mesi. Dovrà svolgere il ruolo dell’intercapedine e permettere alla politica, in questo caso al centrosinistra, di rigenerarsi per presentarsi poi agli elettori con un’immagine del tutto restaurata. Ma pochi mesi potrebbero non bastare. A Bologna, qualche anno fa, al prefetto Annamaria Cancellieri fu concesso molto più tempo per riannodare il rapporto fra le istituzioni e la città.
NON è escluso che l’argomento del Giubileo sia alla fine decisivo per allungare il periodo transitorio, evitare una pericolosa sovrapposizione del voto nelle varie città e concedere un margine più ampio ai politici romani per riemergere dalle macerie. Non bisogna dimenticare che il Pd renziano oggi non ha un candidato a Milano (dopo il ritiro forse non definitivo di Pisapia), a Napoli (il rapporto con De Magistris è pessimo) e da ieri sera nemmeno in riva al Tevere.
Rinviare il voto romano e permettere al commissario di lavorare in pace nell’anno del Giubileo sarebbe senza dubbio il modo migliore per giocare con efficacia le poche carte di cui dispone il centrosinistra dopo Marino. Ma occorre capire se il sentiero è praticabile e se le opposizioni non si metteranno di traverso. Come avrebbero tutto l’interesse a fare.