sabato 3 ottobre 2015

Repubblica 3.10.15
La ricerca
Meno nozze in chiesa e ore di religione Bergoglio non frena l’ascesa della laicità
Diminuiscono anche i battesimi e l’otto per mille alla Cei
Un processo iniziato nel 2011 e rafforzato dalla crescente presenza di immigrati
Nei dati di Critica liberale l’avanzata della secolarizzazione in Italia
di Michele Smargiassi


A piccoli passi l’Italia continua ad allontanarsi dalla Chiesa, anche quella di papa Francesco. Calcolato ogni anno dalla Fondazione Critica Liberale assieme alla Cgil Nuovi Diritti, l’”Indice di secolarizzazione” prende per la prima volta in considerazione i dati dell’era Bergoglio, ma l’effetto Francesco non c’è: la lancetta risale di un lieve ma inequivocabile 5,9%. Si conferma insomma quel ritmo di leggera costante ascesa della laicità nazionale che dura ormai dal 2011, cioè dagli ultimi anni del diversissimo pontificato Ratzinger. Nel ventennio precedente la tendenza degli italiani a seguire meno precetti, indicazioni e riti del cattolicesimo era stata in effetti più impetuosa. Ma anche se il ritmo da qualche tempo rallenta, almeno nel suo primo anno il nuovo pontificato non sembra aver invertito la tendenza.
Calano dunque, sotto Francesco, i battesimi, anche se solo di qualche centinaio di unità su circa 400 mila (erano 490 mila l’anno nel ’94); calano le cresime (di qualche migliaio), crescono invece le prime comunioni, tornando ai livelli di dieci anni fa; calano viceversa assai seccamente i matrimoni in chiesa, di circa undicimila l’anno, su 120 mila, ma anche in proporzione al totale dei matrimoni, dal 59 al 57,5%, con la linea del sorpasso fra civili e concordatari che scende dal nord al centro Italia. In leggero declino le vocazioni (quasi un migliaio di ordinazioni di sacerdoti in meno). Continua a crescere la disaffezione delle famiglie per l’ora di religione (88,5% gli studenti che “si avvalgono”, in declino di circa mezzo punto all’anno), mentre tendono alla stabilità le iscrizioni alle scuole cattoliche. Stabile pure il ricorso agli anticoncezionali.
Rispetto al lungo periodo (i battesimi in vent’anni sono diminuiti di 82 mila unità su 490 mila; i matrimoni religiosi di un terzo) la disaffezione dei fedeli negli ultimi tempi si misura su scarti molto ridotti. I dati a volte si fanno oscillanti: ed anche questo è forse il segno che l’Italia tende ad avvicinarsi a un certo livello di equilibrio “secolare”. Singolare l’andamento dei versamenti dell’otto per mille alla Chiesa cattolica, dato da sempre in controtendenza rispetto alla secolarizzazione generale, cioè in vertiginosa crescita, dai 303 milioni di euro erogati nel ’93 ai 1.119 nel 2011: da quell’anno però in calo del 9,5%: ma vale solo per l’importo, perché il numero delle singole opzioni invece cresce , «frutto di una campagna pubblicitaria martellante », sostiene il direttore di Critica Liberale Enzo Marzo. L’apparente contraddizione si spiega forse con la crisi economica, che fa calare gli imponibili.
Gli italiani hanno ormai preso le misure stabili del loro rapporto con il cattolicesimo? Può essere, ma la Chiesa non sembra rassegnata. La presenza di istituzioni cattoliche nel sociale non arretra, anzi: crescono gli istituti di assistenza (6299, una sessantina in più nell’era Bergoglio), gli ospedali, le case di cura (oggi 1654), i consultori, i nidi d’infanzia. E c’è un fattore nascosto che potrebbe spiegare diversamente le cose. L’arrivo in Italia di grandi masse di immigrati. Difficile separare, nei dati che il Rapporto ha raccolto, la componente immigrata da quella stanziale. Ma in qualche caso si può, e i dati allora sono significativi. Il calo dell’interruzione volontaria di gravidanza, ad esempio, sarebbe forse più deciso se non fosse compensato dalla maggiore tendenza delle donne immigrate ad abortire (ormai un terzo del totale delle ivg). E questo ha ridato fiato ai Centri di assistenza alla vita, in aumento anche negli ultimi anni (dieci in più solo nel 2014), la cui utenza italiana, però, rimane stabile, mentre è aumentata grandemente l’affluenza di donne straniere, che oggi sono i quattro quinti delle frequentatrici dei centri, spesso unico punto di riferimento per le immigrate nel vuoto di accoglienza dello Stato.
Allo stesso modo, altri dati in controtendenza potrebbero nascondere l’influenza della mutata composizione demografica nazionale: i battesimi tardivi, ad esempio (in crescita annua del 2,71% quelli oltre il settimo anno di età) possono venire da famiglie immigrate faticosamente ricongiunte; così come il rapporto sacerdoti/popolazione, rimasto più o meno stabile dopo la forte crisi dei decenni scorsi, può essere stato nutrito da preti “importati”.
Un’Italia sempre più multiculturale, del resto, ci dovrà abituare a questi riassestamenti continui delle abitudini, delle scelte sociali e delle opzioni religiose.