martedì 27 ottobre 2015

Repubblica 27.10.15
Tutte le storie del Mediterraneo da Ulisse al Cid Campeador
di Paolo Mauri


Il libro di Alessandro Vanoli “Quando guidavano le stelle” è un viaggio a ritroso nel tempo per raccontare le diverse culture del Mare Nostrum.
Richard Papen, il giovane protagonista del bellissimo bestseller di Donna Tartt, Dio di illusioni , è colpito dal fatto che nella cittadina californiana dove vive e che si chiama Plano, nulla sia stato costruito prima del 1962 mentre lui è affascinato dall’antico, dalla cultura greca e persino dalla constatazione che il college in cui desidera andare a studiare risalga addirittura alla fine dell’800. Il nostro, invece, è un paese antico che cerca in ogni modo di perdere le chiavi d’accesso all’antichità. Ecco dunque giustificato e molto controcorrente il “Viaggio sentimentale nel mediterraneo” che Alessandro Vanoli ha costruito sotto l’insegna (è il titolo del libro)
Quando guidavano le stelle ( Il Mulino). Vanoli è uno studioso, un medievista che sa bene l’arabo ed ama, come si dice, andare sul posto e, aggiungiamo noi, fare un po’ di cinema, nel senso che il suo racconto è spesso già una sceneggiatura. Il libro è organizzato in quattro navigazioni, con una premessa che parla di un Mediterraneo che non c’è più e della necessità di rivisitarlo perché ci racconti ancora della sua lunga, intricata e fascinosa storia. Ed ecco che l’autore stesso si mette in scena e si filma mentre scende al Pireo: è l’Atene di oggi, con i suoi disastri edilizi, ma presto si insinua una frase chiave: «Ieri sono sceso al Pireo » e chi la pronuncia è addirittura Socrate all’inizio della Repubblica di Platone. Siamo all’incirca nel 425 avanti Cristo, «è un giorno di tarda primavera, lontano infuria una guerra e siamo al centro del mondo». Il viaggiatore sta dunque per incontrare Socrate: «…impossibile sbagliarsi: è quello basso, grassoccio e trasandato che si avvia verso sud in compagnia di alcuni giovani». Qualche pagina dopo l’autore sta leggendo le storie di Ulisse e guarda con lui il cielo di allora e le stelle che sono ancora le nostre anche se non le usiamo più per navigare. Il viaggio è lungo, ci vogliono sei giorni con i venti a favore per arrivare ad Alessandria e poi, via via, a Cartagine e poi a Ostia e a Roma. Qui troviamo il nostro viaggiatore che fa la fila per rivedere la Bocca della Verità (un antico tombino) spinto più che altro dal ricordo del film
Vacanze romane . Dunque è vero che pensa e scrive in modo cinematografico e ce lo confermerà ancora e anche alla fine citando Amarcord , suo film di culto.
Ma il libro, piacevole e percorribile da cima a fondo, è un libro ricco di sapienza e di esperienza che tocca nodi cruciali della nostra storia funestata da mille guerre ma anche splendida per l’intrecciarsi di tante umane vicende e per l’incrociarsi di diverse culture spesso veicolate, come avviene da sempre, dai commerci. In fondo il luogo ideale per capire un posto è il mercato. Nel luglio 1099 arriviamo a Valencia giusto in tempo per apprendere che è morto Rodrigo Díaz de Vivar, il Cid Campeador, il signore e conquistatore della città. Sta per diventare un monumento e, insieme, un personaggio di tanta letteratura. Vanoli sa bene che il passato si può riutilizzare a propria discrezione e che l’immaginario può entrare in concorrenza con il reale. E dopo averci fatto sostare a Genova e a Costantinopoli si ferma a Venezia per guardare da vicino un pittore fermo in piazza San Marco. Ancora una volta c’è una macchina da presa immaginaria: «Esterno giorno. Una mattina di primavera dell’anno 1495. Un uomo seduto nel bel mezzo di una piazza. Alza lo sguardo, lo abbassa, traccia una linea su un foglio…» Si tratta di Gentile Bellini che sta prendendo appunti per poi dipingere “Processione in piazza San Marco”. Il fatto che lavorasse all’aperto (en plein air) Vanoli se lo è un po’ inventato, ma serve a rendere l’idea. E a introdurre il ritratto di una Venezia che a Rialto vede confluire merci da mezzo mondo. Basta. C’è appena lo spazio per citare Flaubert in Egitto con il suo amico Maxime du Camp e per tornare a Genova da dove partono gli emigranti per le Americhe. Poi le luci si accendono, il film è finito e scorrono i titoli di coda con tutti i libri che bisognerebbe leggere. Ed è come se ci fosse anche un’avvertenza per il lettore distratto: badate che gli islam sono molti e non uno solo e che le frontiere, inevitabili, sono come le medicine: un rimedio e un veleno insieme. E l’Oriente è un’idea o esiste davvero ?
IL LIBRO Quando guidavano le stelle di Alessandro Vanoli (Il Mulino, pagg. 248 euro 16)