giovedì 8 ottobre 2015

La Stampa 8.10.15
Angela più sola (e più determinata)
La sua Cdu si ribella sui migranti
Sindaci e funzionari del partito: basta con le frontiere aperte La cancelliera toglie le deleghe sui profughi al ministro dell’Interno
di Tonia Mastrobuoni


Può ostentatamente ignorare le lagne quotidiane di Horst Seehofer, premier della Baviera e capo della Csu, che anche ieri l’ha attaccata minacciando «misure d’emergenza» nel suo Land, se il governo non indicherà un limite alla capacità di accoglienza dei profughi. Può far finta di non vedere i sondaggi che danno la sua popolarità in costante calo e il suo partito ormai sotto il 40 per cento. E può mostrarsi indifferente dinanzi all’alleato di governo Spd, che sulla questione dei rifugiati si è drammaticamente spaccato. Angela Merkel può persino permettersi di snobbare la fiammata nei sondaggi dei sempre più xenofobi Afd - finora si sono sempre auto-logorati per faide interne. Ma per la cancelliera è difficile far finta di niente dinanzi a una rivolta che nel suo partito sta raggiungendo livelli da allarme rosso.
«Contro il diritto Ue»
Ieri 34 funzionari della Cdu - sindaci, consiglieri, capi locali - provenienti da otto diversi Land hanno preso carta e penna per scrivere alla cancelliera. L’attuale «politica delle frontiere aperte non corrisponde al diritto tedesco, né a quello europeo, ma non è neanche in sintonia con il programma della Cdu», si legge nella lettera che ha sollevato l’ennesimo polverone in Germania. La maggioranza dei membri e degli elettori della Cdu, sostengono gli esponenti locali dei cristianodemocratici, «non si sentono più rappresentati dalla politica del governo a guida Cdu sulla questione dei rifugiati». I firmatari chiedono «chiare misure» per limitare gli arrivi.
«Sfida storica»
E Merkel? Tira dritto. È la prima volta, forse, che la cancelliera ignora persino gli umori dei tedeschi, la prima volta che contraddice la sua reputazione di «leader riluttante» per portare avanti con enorme convinzione un’idea che terrorizza tutti, dal presidente della Repubblica Gauck a molti suoi alleati a numerosi governi europei.
Anche al Parlamento europeo, la cancelliera cresciuta dietro la Cortina di ferro ha ribadito ieri il suo pensiero: «Dobbiamo concentrare la nostra politica estera maggiormente sulla soluzione dei conflitti e sulle cause che fanno fuggire le persone» ma ha anche sottolineato che «chiudersi o isolarsi nell’era di internet è un’illusione». La catastrofe dei rifugiati «è una sfida storica». Spesso in queste settimane è emerso il paragone con la Riunificazione.
In sostanza gli unici a sostenerla in Parlamento nell’insistenza che non si possa stabilire un limite agli arrivi e che la Germania debba mostrarsi generosa con i profughi, sono rimasti una fetta della Spd e l’opposizione di sinistra, ossia Verdi e Linke. Persino quando decise l’uscita dal nucleare contro la maggioranza del suo partito, Merkel lo fece sull’onda di Fukushima e un’opinione pubblica dalla sua parte.
Anche l’infinita crisi greca non ha mai causato un’insurrezione così forte tra gli alleati bavaresi della Csu e nel suo partito. Forse non è un caso che un peso massimo cristianodemocratico come Wolfgang Schaeuble abbia sentito il bisogno di schierarsi con lei, nei giorni scorsi, Come per non lasciarla troppo sola.
Schaeuble l’appoggia
Tanto per far capire che non molla, Merkel ha preso un’altra decisione che ha fatto discutere ma che è un altro sintomo della sua svolta decisionista, sui rifugiati.
La cancelliera ha tolto le deleghe sulla politica per i profughi al ministro dell’Interno Thomas De Maizière, uno dei più critici della «politica delle frontiere aperte». D’ora in poi la questione sarà affidata a uno dei suoi alleati più fidati, il capo della cancelleria Peter Altmaier. Merkel ha sostanzialmente avocato a sé la responsabilità del dossier più spinoso del momento.