martedì 6 ottobre 2015

La Stampa 6.10.15
Amadieu: “In Francia conflitti più violenti che in Italia. 
C’è una nuova forma di lotta di classe”
L’accademico della Sorbona: non ha funzionato offrire ai dipendenti azioni e posti nel cda
intervista di Leonardo Martinelli


È ancora choccato. «Quando ho visto quelle immagini, non credevo ai miei occhi». Jean-François Amadieu, professore alla Sorbona, è uno dei più grandi specialisti di relazioni industriali in Francia. E conosce benissimo Xavier Broseta, responsabile delle risorse umane a Air France, ieri aggredito da un gruppo di dipendenti, fuggito a gambe levate al di là di una rete, con la camicia strappata e il torso nudo. «Xavier viene spesso nel nostro dipartimento a insegnare agli studenti come gestire le relazioni con i sindacati. È una persona ragionevole, conciliante».
Com’è potuto accadere ?
«In Francia esistono forme di radicalizzazione dei conflitti sociali, che sono sconosciute negli altri Paesi, in Germania e anche in Italia. Emersero la prima volta nel 1995, quando vivemmo una fase socialmente difficile. Iniziarono i sequestri di dirigenti, soprattutto i responsabili delle risorse umane. E quelli sono continuati fino a oggi. Ci sono stati casi di questo tipo anche negli ultimi mesi. Servono ai lavoratori e ai sindacati per far sì che i media parlino di loro».
Stavolta, però, si è andati oltre...
«Sì, è grave, si è arrivati all’aggressione fisica».
Lei ha pubblicato due anni fa per Seuil un libro dal titolo « Drh : le livre noir ». Il libro nero delle risorse umane. Aveva già visto arrivare questa tendenza?
«Credo di sì, il fatto che la rabbia si focalizzi su questi dirigenti, che sono dipendenti, spesso più che sui proprietari dell’azienda o su chi la dirige veramente. Diventano i capri espiatori di tutto».
Ritorniamo a Air France. Perché la situazione è degenerata?
«È sorprendente nel senso in cui questo gruppo a lungo ha saputo gestire in maniera esemplare le relazioni con le rappresentanze dei lavoratori. Ai tempi dell’ultima grande crisi di Air France, prima dei Mondiali di calcio del 1998, piloti e dipendenti minacciarono di bloccare il traffico al momento dell’evento. Allora si risolse il problema all’americana, offrendo azioni ai dipendenti e un posto ai piloti nel consiglio di amministrazione: cercando di responsabilizzarli. Funzionò: si parlò della nascita di un nuovo modello di relazioni industriali. E ora, invece, guarda a cosa siamo arrivati».
Chi sono le persone che hanno aggredito oggi Xavier Broseta?
«E’ ancora troppo presto per dirlo. Ma ho guardato più volte il video. È chiaro che i dirigenti della Cgt (ndr, equivalente in Francia della Cgil) hanno perso il controllo su quei dipendenti. O forse non ce l’hanno mai avuto. In Francia le forme di radicalizzazione hanno spesso origine da persone che non sono sindacalizzate».
Possono essere rappresentanti di estrema sinistra ?
«Questi esistono e sono in molti casi i più duri nelle contrattazioni. Capita nel caso delle Poste, ad esempio. In questo senso esiste una derivazione ideologica rispetto a coloro che animavano le proteste sindacali negli anni Settanta. Ma nel caso di Air France non si è mai parlato di una presenza forte dell’estrema sinistra al suo interno. Non siamo nel campo della classe operaia in generale: è una compagnia aerea. La situazione è anche molto diversa rispetto a Sncf, le ferrovie, che hanno una tradizione dura di negoziazione sindacale».
Ma allora chi sono i dipendenti che hanno aggredito il responsabile delle risorse umane di Air France ?
«Si tratta probabilmente di rappresentanti del personale di terra, quello meno retribuito e che più ha subito i tagli agli stipendi, rispetto soprattutto ai piloti. Esistono ormai forti spaccature all’interno del gruppo, divari di tipo sociale. Siamo di fronte a una nuova forma di lotta di classe».