lunedì 5 ottobre 2015

La Stampa 5.10.15
Nella Manchester nostalgica Corbyn sfida il convegno Tory
Tornano i toni da barricata nella città della rivolta anti Thatcher
di Giulia Zonca


Da una parte i delegati del congresso Tory, dall’altra gli attivisti «anti austerity» che tirano le uova: i due fronti di Manchester sembrerebbero netti in questa semplice foto con il tuorlo che cola sulle giacche scure e i cartelli che insultano il governo inglese, ma la frittata è piena di contraddizioni.
Nella settimana che riunisce dentro la stessa città la convention dei conservatori, le manifestazioni dei sindacati e pure il nuovo leader laburista Jeremy Corbyn non c’è nulla di definito. La situazione sfugge alle etichette, agli schieramenti e persino al tempo.
Crisi di identità
Slogan e proteste riportano al decennio 1980-90, ambizioni e speranze spingono nella direzione opposta e pretendono un futuro diverso e pure all’interno dello stesso partito, persino dello stesso elettore, ci sono mondi in conflitto che Manchester mette a nudo. La città più monocromatica del Regno Unito, la città con un consiglio comunale tutto Labour proprio mentre in parlamento i Tory hanno la maggioranza assoluta che mancava dal 1992, la città che ha fatto la storia della lotta di classe, non sa che direzione prendere.
Tutta colpa di Corbyn, un po’ estremista e un po’ profeta. Ha risvegliato idee di sommossa e spiriti popolari e anche irritato chi ormai aveva svoltato verso un laburismo più progressista soprattutto a Manchester, passata dalle strade buie e rivoltose degli anni degli scioperi di massa a quelle luccicanti e intellettuali che oggi cercano addirittura di rivaleggiare con Londra. L’orgoglio locale ha cambiato orizzonte. Bastava Corbyn diventato a sorpresa capo dei Labour a scatenare la crisi di coscienza solo che oggi Manchester è il centro della politica britannica e i contrasti bruciano ancora di più.
Stasera c’è il leader labour
Corbyn ha deciso di occupare la convention Tory in programma fino a mercoledì. Ha prima appoggiato la marcia degli 80 mila che ieri hanno sfilato, insultato, sputato, impagliato fiori, agitato striscioni contro i tagli e urlato contro gli stipendi leggeri e stasera si presenta a Manchester, ospite del sindacato, a due isolati dalla convention avversaria. Di solito questi incroci si evitano ma Corbyn adora provocare ed è subito diventato bersaglio. Ieri il segretario di Stato Philip Hammond ha aperto il suo comizio così: «Corbyn ha già danneggiato la reputazione del Regno Unito». Dalla strada gli ha risposto Anas Altikriti, fondatore del gruppo Muslim Brotherood e anima della protesta: «Il vero evento in città siamo noi, non quel decrepito dibattito in fondo alla via». Però diversi nomi forti del partito laburista hanno criticato Corbyn per il sostegno alle fronde. E Manchester, protagonista di tutto, è diventata il ritratto perfetto della confusione.
La protesta lampo
Quindici giorni fa si è svegliata nel 1990. Un detenuto di Strangeaway, la prigione cittadina, è salito sul tetto, lo ha spaccato, si è agitato con una sbarra recuperata dai rottami. Ha incrociato le gambe e annunciato che sarebbe rimasto lì. Chiedeva condizioni migliori in un carcere affollato. Alla seconda notte appollaiato sul tetto ha radunato un «protest party», monitorato dalla polizia e movimentato dalla fantasia di chi si sentiva di nuovo pronto al muro contro muro. Flashback: Strangeaway ha già visto detenuti sul tetto, il primo aprile di 25 anni fa un gruppo di carcerati si è arrampicato lì e ci è rimasto per 25 giorni. Il sit in è diventato guerriglia ed è finita malissimo. Due morti, più di 200 feriti, brutti ricordi e anche un rapporto che ha scosso l’Inghilterra. La prigione era davvero un letamaio.
L’ultima rivolta è arrivata pochi giorni dopo la vittoria di Corbyn, la gente si è riunita lì davanti e pareva il set di un film di Ken Loach. Donne disoccupate con infradito e piumini, legate a braccetto in una catena del malcontento. Una bionda si è appassionata alla causa e ha urlato all’uomo sul tetto: «Facci sentire vivi, ricorda a Manchester di cosa è capace». Intorno si aprivano lattine di birra e si appendevano lenzuoli pasticciati di rosso, utopie e desideri circondati dal simbolo dell’anarchia per celebrare un improbabile eroe, uno condannato per aver sparato allo zio.
Basta una pizza e una coca
La famiglia ovviamente non era al party ma c’erano ragazzi in tuta seduti su motorini scassati, uomini che distribuivano hamburger. Figli di chi ha rovesciato pulmini quando la Thatcher ha chiuso le miniere, persone tradite dalla Manchester che ha svoltato eppure non troppo convinte di voler tornare indietro: «Agenti guardateci, noi non ce ne andiamo da qui». Dopo 36 ore sono tornati a casa, il detenuto sul tetto è sceso con la promessa di una pizza e una Coca Cola e siamo tornati di colpo nel 2015. Corbyn dovrà tenere conto del concetto contemporaneo di resistenza. Anche se altri echi delle barricate sono tornati in strada ieri, in una città sempre più confusa.
I Tory mostrano i muscoli del successo elettorale in una zona tradizionalmente ostile e Corbyn cavalca ogni contraddizione. Il cortocircuito temporale è il minimo che ci si possa aspettare.