La Stampa 28.10.15
Incredibile Adonis: “Assad un democratico
I milioni di profughi sono semplici migranti”
In Germania all’anziano poeta siriano verrà consegnato il prestigioso premio Remarque. E gli intellettuali islamici insorgono: “Insulto al concetto di pace, offende le vittime del regime”
di Tonia Mastrobuoni
Bashar al-Assad non è il dittatore sanguinario della Siria: è un presidente democraticamente eletto. E milioni di siriani che scappano dal Paese sono semplici migranti, non profughi che scappano da una feroce guerra civile. Quindi, i ribelli che stanno cercando di cacciare Assad non guidano affatto un’insurrezione giustificata da un regime. E in ogni caso sono troppo estremisti. Il guaio della Siria è che è minacciata da un complotto internazionale di forze oscure che vogliono distruggerla. Idee sconcertanti. Espresse pubblicamente da uno dei più grandi poeti viventi, Ali Ahmad Said, in arte Adonis. In varie occasioni, tra cui una lettera pubblica e un’intervista al quotidiano di Beirut As-Safir, l’intellettuale siriano-libanese, noto nel mondo arabo anche per le sue battaglie a favore della laicità e della parità tra i sessi, ha difeso Assad.
Quando la città di Osnabrück ha fatto sapere di volergli assegnare, il 20 novembre, un importante premio, l’Erich-Maria-Remarque-Friedenspreis, in Germania è scoppiata una polemica infinita. Peraltro il premio andrà anche a Giusy Nicolini, la coraggiosa sindaca di Lampedusa. Raggiunto al telefono, anche il traduttore e massimo studioso di Adonis in Germania, Stefan Weidner, prende le distanze: «Adonis merita ogni premio letterario del mondo, ma non un riconoscimento politico come questo, dedicato all’impegno per la pace».
Weidner rivela di aver suggerito anche alla giuria del premio di evitare una decisione del genere, ma è rimasto inascoltato. L’orientalista fa notare che il poeta 85enne, che vive a molti anni a Parigi, potrebbe «non avere più le idee molto chiare» sul Paese di origine, ma non esclude che la sua difesa del regime possa essere legata al fatto di essere alawita come Assad, di appartenere alla stessa minoranza sciita del dittatore siriano. In ogni caso per Weidner il premio diventa in questo modo «una provocazione. E sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli intellettuali siriani».
In Germania la notizia del riconoscimento intitolato a Remarque, lo scrittore che dedicò il suo romanzo più celebre agli orrori della Grande guerra, è deflagrata come una bomba. Il dissidente siriano in esilio Ahmad Hissou, giornalista e scrittore che lavora per la Deutsche Welle, lo ha definito «un insulto al concetto di pace, che offende i siriani che sono stati vittime del regime di Assad».
Il fatto che Adonis abbia definito «eletto» un dittatore, in un Paese che non conosce libere elezioni dal 1963, ha scandalizzato anche altri intellettuali. In una lettera alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il filosofo siriano e oppositore del regime Sadik Al Azm ha addirittura messo in discussione la laicità del poeta, dimostrando che il suo sostegno all’ayatollah iraniano Khomeini durò molto oltre la rivoluzione del 1979, quando la gran parte degli intellettuali che avevano appoggiato la rivoluzione ne aveva già preso le distanze: continuò a sostenere il regime degli ayatollah «ciecamente fino agli Anni Novanta».
Il Comitato centrale dei musulmani in Germania ha chiesto che il premio a Adonis venga cancellato: «Adonis è un buon letterato ma un pessimo attivista per la pace» che «non merita il premio». E Navid Kermani, lo scrittore tedesco-iraniano che ha appena ricevuto il prestigioso Friedenspreis, il «premio per la pace» degli editori tedeschi, e che avrebbe dovuto tenere la laudatio di Adonis, si è rifiutato di farlo.