Il Sole 28.10.15
Nave Usa in isole contese, ira cinese
Escalation nel Sudest. L’incrociatore Lassen passa a meno di 12 miglia nautiche dalle Spratlys, costruite e reclamate dalla Cina
Pechino parla di azione illegale e convoca l’ambasciatore americano per protestare
di Rita Fatigoso
PECHINO Tensione alle stelle ieri nei Mari del Sud della Cina, al punto che il ministero della Difesa di Pechino ha dichiarato che farà di tutto per proteggere la sicurezza del Paese messa a repentaglio dall’incursione di una nave da guerra americana passata a meno di 12 miglia nautiche dalle Spratlys, isole artificiali costruite e reclamate dai cinesi come territorio nazionale dal 2012.
In uno dei punti più trafficati dell’Asia – ci passano merci per un valore di 5mila miliardi – nonché crocevia di rivendicazioni anche da parte di Vietnam, Malesia, Brunei, Filippine e Taiwan, gli americani hanno posto in essere una mossa applaudita da Filippine e Australia che, per i cinesi, è e resta un’azione illegale. Lu Kang, portavoce del ministero degli Esteri, ha detto che il cacciatorpediniere Uss Lassen è «entrato illegalmente» nella zona «senza aver avuto il permesso del governo cinese». Lu ha aggiunto che il passaggio della nave a meno di 12 miglia nautiche dalle isole costituisce una «minaccia alla sovranità della Cina». Per gli Usa l’iniziativa ha lo scopo di difendere la libertà di navigazione, minacciata – a loro avviso - dalle aggressive rivendicazioni della Cina.
Da notare: il “passaggio” del cacciatorpediniere Uss Lassen è avvenuto mentre a Pechino è riunito il Comitato centrale del Partito Comunista, quindi in un momento di grande tensione politica; il Comitato sta lavorando al nuovo piano quinquennale che sarà valido fino al 2020. Fonti statunitensi hanno affermato che altri passaggi di questo tipo si potrebbero verificare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, senza “risparmiare” altri Paesi che rivendicano diritti nell-area, tra cui Vietnam e Filippine.
Molto dura la reazione cinese, il ministro degli esteri Wang Yi ha invitato Washington a pensarci due volte prima di mettere in pericolo la stabilità dell’area, mentre Zhang Yesui il vice ministro, ha convocato l’ambasciatore americano Max Baucus per protestare contro un atteggiamento definito irresponsabile.
Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest rispondendo alle domande sulle eventuali specifiche operazioni in atto al Pentagono ha detto che gli Stati Uniti avevano chiarito alla Cina l’importanza del libero flusso del commercio nel Mar Cinese meridionale. Washington in realtà teme che la Cina abbia costruito i suoi avamposti con l’obiettivo di estendere la sua portata militare nel Mar Cinese Meridionale. Pechino replica che qualsiasi manovra avrà impieghi principalmente civili, nonché vaghi scopi di difesa.
Fatto sta che ieri per la Cina è stata una giornata nera. Il presidente dell’Indonesia Joko Widodo, ospite di Barack Obama, ha dichiarato di voler aderire al Tpp appena firmato, sarebbe il tredicesimo componente, soprattutto farebbe pendere la bilancia ancor più dal lato del Sud Est asiatico. Con i suoi 250 milioni di abitanti l’Indonesia è il Paese più grande tra i dieci dell’Asean, un’area che ha appena approvato un ulteriore upgrade del suo free trade agreement destinato ad entrare in funzione l’anno prossimo e che la Cina corteggia come partner, attraverso lo strumento del Cae-Expo, la piattaforma di dialogo necessaria a costruire, a sua volta, il free trade agreement Cina-Asean. L’Indonesia è anche nel Rcep, la Regional comprehensive economic partnership, una sorta di anti-Tpp capeggiata dalla Cina.