La Stampa 26.10.15
Anm, Boschi va a mediare ma i magistrati attaccano
Ai giudici non va bene la riforma della prescrizione
Sulla corruzione, vogliono «più coraggio
Né sono fiduciosi sull’annunciata riforma del Csm
Il congresso delle toghe duro col ministro: rispettate la nostra autonomia
di Francesco Grignetti
Il governo vorrebbe davvero chiuderla presto, la polemica con i magistrati. Maria Elena Boschi, scesa a Bari per la giornata di chiusura del congresso dell’Anm, adotta toni suadenti e iper-istituzionali. «Al di là delle differenze - dice - magari rimarcate nella dialettica che c’è tra di voi, il governo e il parlamento, credo che ci sia elemento fondamentale che condividiamo perchè sancito nella Carta: tutti noi siamo impegnati a rispettare l’articolo 54 della Costituzione che ci chiede di servire lo Stato con disciplina e onore».
Disciplina e onore. Già, però il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, chiosa subito dopo: «Con il rispetto reciproco dell’autonomia di ciascuno».
I magistrati, infatti, non intendono minimamente battere in ritirata di fronte alla politica. I toni potranno pure essere soft, ma la sostanza delle critiche resta. E così dal palco la vicesegretaria generale dell’Anm, Ilaria Sasso del Verme, con puntiglio indica le «timidezze» della politica. Sui mancati interventi regolatori in economia che espongono le toghe a un indesiderato ruolo di supplenza, ad esempio: se poi la magistratura interviene «essa non può farsi carico, come pure qualcuno vorrebbe, della sostenibilità economica delle decisioni giudiziarie». E Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani Pulite, incassa l’applauso quando chiede alla politica di «ripulire» da sé la classe dirigente del Paese, senza delegare questo compito alla magistratura.
In conclusione, il congresso dell’Anm mostra un rapporto sempre più sfilacciato con il governo. Perciò la mozione finale è grido di dolore per quanto accaduto nell’ultimo anno. «I magistrati italiani, preoccupati dal clima di delegittimazione e sfiducia nel sistema giudiziario, respingono il tentativo di scaricare sulla responsabilità del magistrato le carenze dell’organizzazione e l’inadeguatezza delle regole».
Si sentono indicati a dito come capri espiatori e vedono nero per il futuro. Perciò scandiscono: «L’Anm si oppone, nell’interesse dei cittadini, ad ogni tentativo di ridimensionamento del suo ruolo istituzionale».
Ai magistrati non piace nulla o quasi, infatti, di quello che fa questo governo. Non va bene la riforma della prescrizione. Sulla corruzione, vorrebbero «più coraggio». Nè sono sereni sull’annunciata riforma del Csm. Quanto alle intercettazioni, temono che la riforma si ritorca contro di loro. «La genericità della legge delega - ha sostenuto la Sasso del Verme - consentirebbe anche, ad esempio, di vietare l’inserimento del testo delle intercettazioni nelle ordinanze cautelari, il che sarebbe non solo un errore ma soprattutto un grave pregiudizio per il diritto di difesa». Era la soluzione-Gratteri, dal nome del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, consigliere informale del premier in materia di giustizia. Evidentemente questa ipotesi ai suoi colleghi non piace.