domenica 25 ottobre 2015

La Stampa 25.10.15
Nuovi ticket. Gli italiani temono di dover spendere di più per curarsi. Almeno in alcune Regioni sarà inevitabile
“Il governo ci ripensi. In sanità spendiamo meno che nel resto d’Europa”
Rossi, presidente della Toscana: spending review da ridiscutere
intervista di Francesco Maesano


Centoundici miliardi. È alto tanto così il tetto del fondo sanitario per il prossimo anno. Otto Regioni, che già quest’anno non ci stavano dentro, si sono viste costrette ad aumentare addizionali e ticket. La Toscana non è una di queste, ma il suo presidente (del Partito democratico) Enrico Rossi è critico con i tagli prospettati dalla legge di stabilità. «La nostra spesa in sanità è ormai più bassa di quella di Francia, Inghilterra e Germania. Eppure siamo a parità di livello qualitativo. Il governo deve fare attenzione».
Che sanità avranno gli italiani se si realizzerà il piano di tagli da quindici miliardi in tre anni?
«A ogni anno la sua pena. Quei tagli li discuteremo a partire dal 2016, nella prossima finanziaria. Se l’anno prossimo il prodotto interno lordo crescerà a cifre vicine al punto e mezzo percentuale si dovrà ripensare tutto. Sono più preoccupato per quest’anno».
Un aumento di spesa da un miliardo invece che di tre.
«Esatto. Con queste cifre resta fuori il rinnovo del contratto degli operatori della sanità e pure la partita degli investimenti sanitari. Anche se su quella abbiamo aperto un tavolo ad hoc».
Vede spazi per trovare un accordo più favorevole?
«La finanziaria viene approvata dalle camere, c’è tutto il tempo per discutere, il governo dovrà parlare con le Regioni e con il parlamento».
Cosa chiede?
«Innanzitutto vorrei capire quanto si aggiunge di spending review. Se si ragiona di un miliardo e mezzo di risparmi, accettabili e praticabili dalle Regioni, saremmo a due miliardi e mezzo. Che è già un’altra cosa. E poi resta fuori una sfida decisiva».
Quale?
«L’acquisto e la distribuzione dei farmaci contro l’epatite C. Il governo dovrebbe impegnare il Servizio sanitario nazionale a distribuire il farmaco che la cura il prima possibile a tutti gli ammalati. Così si risparmierebbe molto, sradicando definitivamente la malattia».
Si tratta di un farmaco eccezionalmente oneroso.
«È così. Ma invece di fare l’acquisto nel giro di sette o di dieci anni perché non comprare le dosi tutte e subito, a un prezzo congruo, evitando di disperdere denaro nelle cure ai malati e scongiurando l’ulteriore diffusione di una patologia così invalidante? Sarebbe un grande rilancio del Servizio sanitario nazionale in anni in cui i tagli si sono fatti sentire».
La soddisfa questa legge di stabilità?
«Questa è la prima finanziaria espansiva in tanti anni. Punta molto sulla crescita. L’equità è un altro discorso e ci torneremo presto. Ma sulla sanità i soldi sono pochi, molto pochi. Lo ripeto: su quel tema bisogna che il governo discuta».
Il clima non sembra favorevole. Per il ministro Beatrice Lorenzin è stato un errore affidare la responsabilità della sanità alle Regioni.
«La Corte dei Conti dice invece che abbiamo contribuito in modo forte al risanamento dei bilanci della sanità. Questi giudizi così eccessivamente sprezzanti verso le Regioni fanno parte di una moda che non convince. Io sono favorevole al fatto che il governo si occupi della tutela dei diritti, del controllo e del monitoraggio della spesa, fino ad arrivare al commissariamento quando le cose non funzionano. Ma non tutte le realtà sono uguali».