sabato 24 ottobre 2015

La Stampa 24.10.15
Le slides e i conti che non tornano
di Francesco Manacorda


C’è qualcosa di poco stabile nella Legge di Stabilità che ha trovato - con qualche fatica - la sua via verso l’esame del Quirinale. A dieci giorni dalla presentazione fatta a suon di slides dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e mentre si attende ancora il testo definitivo sul quale dovrà pronunciarsi il Parlamento, si materializza il rischio che le Regioni debbano aumentare i tickets delle prestazioni sanitarie per far fronte al taglio di trasferimenti da parte dello Stato.
Se così fosse la riduzione delle tasse che il premier assicura di aver avviato con decisione risulterebbe in qualche modo inficiata, anche se ad aumentare per i cittadini non sarebbero le tasse, ma appunto il costo delle prestazioni sanitarie per chi ne dovesse avere bisogno.
Colpa di qualcuno o di qualcosa?
Forse della voglia del governo di non rischiare in proprio misure impopolari, trasferendone invece l’onere finanziario e politico sulle Regioni. Anche per questo la spending review che sembrava dover essere uno dei cardini della politica economica di Renzi è stata in realtà battuta dal partito della spesa pubblica che prima ha tagliato - quelli sì - gli esperti chiamata a rivedere la spesa, da Carlo Cottarelli a Roberto Perotti, e poi ha ridotto alla miseria di 200 milioni i tagli agli acquisti di beni e servizi previsti per il 2016. Così almeno dicono i documenti inviati dall’esecutivo a Bruxelles, di cui si occupa oggi sul nostro giornale Alessandro Barbera. E i miliardi di tagli, 5,8 miliardi per la precisione, che apparivano invece nelle slides di Palazzo Chigi? Quelli vengono scaricati in gran parte proprio sulle Regioni.
Non è il solo aspetto di una manovra finanziaria - nel complesso positiva e orientata alla crescita - che rivela l’approccio poco organico del governo e il rischio che quando agli slogan bisogna sostituire le scelte concrete i conti non tornino. È accaduto in qualche misura con la riduzione dell’Ires per le aziende, che partirà solo nel 2017, a meno che l’improbabile approvazione di una «clausola migranti» da parte della Commissione europea consenta all’Italia di aumentare il deficit di un altro 0,2% del Pil; o con le misure per l’uscita anticipata dei pensionati, anch’esse rimandate. Renzi non sembra poter ammettere, nel suo racconto dell’azione di governo, che ci siano delle misure che ha scelto di non prendere o che gli è impossibile prendere per i vincoli di bilancio. Le slides per spiegare a tutti, senza troppi tecnicismi, che cosa cambia vanno benissimo. Ma in inglese la parola slide ha almeno due significati: un’immagine che scorre o uno scivolo non voluto.