La Stampa 21.10.15
La scissione silenziosa di Ncd rende più decisivo Verdini
Quagliariello accelera: ci sono i numeri per un gruppo in Senato
di Ugo Magri
Mai vista prima d’ora una scissione così poco pubblicizzata dagli stessi suoi promotori. E per quanto strano sia, è proprio ciò che accade dentro Ncd. Dal giorno in cui Quagliariello ha rotto con Alfano, i «congiurati» giocano a nascondino. Se si domanda quanti saranno in Senato, dove il pallottoliere conta, cercano di depistare: «Non abbastanza per creare problemi al governo...». Salvo scoprire poi che è tutta una finta, perché in realtà procedono molto determinati e, anzi, sono più numerosi di quanto vorrebbero far credere. Tanto da riportare le lancette dell’orologio politico indietro di qualche mese, quando Verdini non era ancora entrato in azione. Quella dozzina di voti che Denis ha recato in dote al premier con tanta fatica rischia ora di venire vanificata dalla crisi Ncd. Sotto questo profilo, Quagliariello e i suoi meritano in pieno l’etichetta di «azzeratori»: bilanciano l’apporto di Verdini ma nello stesso tempo lo rendono più indispensabile a Renzi, e dunque ancora più ingombrante
I senatori Ncd lanciati nella nuova avventura sono sicuramente sette: Augello, Compagna, Giovanardi. Poi D’Ascola, Di Giacomo, De Poli... In bilico ce ne sono almeno altri due, di cui vengono tenuti top secret i nomi. A questi si unirebbero i tre ex leghisti di Tosi, forse uno da Gal e a quel punto oplà, ecco superata la soglia minima richiesta a Palazzo Madama per formare l’undicesimo gruppo parlamentare. Se tutti questi personaggi scansano i riflettori è per non essere avvistati dalla contraerea renziana che si metterebbe subito alla caccia dei dissidenti nel tentativo di recuperarne qualcuno. I nomi degli arruolati verranno resi pubblici solo a cose fatte. L’obiettivo è di raccoglierne le firme la prossima settimana, in modo da ufficializzare l’addio a Ncd entro il 4 novembre, data patriottica.
L’altro aspetto curioso è che, nella selezione degli adepti, i dissidenti si permettono di fare gli schizzinosi. Di dire a questo o a quello «non ti vogliamo». Per esempio, il pugliese Azzollini (salvato dall’arresto con molti voti Pd) è sulla loro «black list»: qualora chiedesse di aderire, riceverebbe una porta in faccia. Idem Formigoni, che peraltro di andarsene da Ncd non ci pensa nemmeno. Lo stesso dicasi per Bilardi e per un plotoncino di senatori calabresi che con la giustizia hanno alti e bassi: «Se li tenga Alfano», è la sfida, «noi possiamo farne a meno». Con Angelino i rapporti sono a zero. Dal ministro dell’Interno aspettavano un segnale, mai arrivato. E quando due giorni fa Cicchitto ha teorizzato che Ncd dovrebbe trasformarsi in un partito di centro, alleato di Renzi alle prossime elezioni, Quagliariello & C hanno deciso di tagliare corto. «Mai a sinistra» è il destino che li unisce.