mercoledì 21 ottobre 2015

La Stampa 21.10.15
Pressing di Onu e Stati Uniti per fermare la terza Intifada
Ban Ki-moon vuole un’intesa sullo status quo della Spianata delle moschee
di Maurizio Molinari


Ban Ki-moon e John Kerry tentano di riportare la calma in Medio Oriente lavorando ad un «rafforzamento» dello status quo sulla Spianata delle moschee nella Città Vecchia. Il Segretario generale dell’Onu arriva a sorpresa a Gerusalemme e fa poi tappa a Ramallah per recapitare a Benjamin Netanyahu e Abu Mazen lo stesso messaggio: «Cerchiamo maniere efficaci per consolidare lo status quo». È una visita che apre la strada alla missione del Segretario di Stato Usa, John Kerry, che oggi a Berlino vede Netanyahu e venerdì incontra ad Amman Abu Mazen e re Abdallah puntando a «migliorare e chiarificare l’accordo sullo status quo», come anticipa lui stesso.
Un nuovo patto
Fonti diplomatiche spiegano ad «Haaretz» che il tentativo è di trasformare le «intese verbali» risalenti al 1967 fra Israele e Giordania sulla Spianata delle moschee - il Monte del Tempio degli ebrei - in un «accordo scritto». Poiché palestinesi e israeliani convergono nell’identificare - con tesi opposte - la moschea di Al Aqsa come «casus belli» dell’attuale fase di violenze, Kerry vuole disinnescarlo con un accordo destinato ad essere sottoscritto da Netanyahu e Re Abdallah. È tuttavia un percorso in salita perché l’attuale status quo - gestione civile al «Waqf» musulmano dipendente da Amman e sicurezza agli israeliani con il divieto per i non-musulmani di pregare sulla Spianata e di entrare nelle moschee - è al centro di uno scontro aspro. Abu Mazen accusa gli israeliani di violarlo «consentendo gli ebrei di salirvi in gran numero ed ai soldati di entrare nelle moschea di Al Aqsa» e Netanyahu ribatte che «a violarlo sono i palestinesi perché accumulano armi dentro Al Aqsa, non vogliono che i non-musulmani ci mettano piede e tentano all’Unesco perfino di far classificare il Muro Occidentale come un sito islamico». È un duello incandescente che per Shmuel Berkovitz, autore di «La battaglia per i Luoghi Santi», rischia di innescare una «guerra religiosa» fomentata dagli «estremi opposti»: da un lato i gruppi islamici che vogliono escludere del tutto i non-musulmani dalla Spianata, terzo luogo santo dell’Islam, e dall’altro i gruppi ebraici che vogliono ricostruire l’antico Tempio di Gerusalemme lì dove fu distrutto dalle legioni romane nell’anno 70.
Mediazione Usa
La mediazione di Kerry, fra diplomazia e fede, non ha molto tempo a disposizione perché la «rivolta dei coltelli» non si ferma: ieri un palestinese è stato ucciso e 14 feriti negli scontri al confine con Gaza mentre un israeliano è morto in un incidente a Hebron innescato da lanci di pietre. Sempre a Hebron altri due palestinesi sono stati uccisi dopo aver accoltellato un miliare. Israele ha arrestato 35 esponenti di Hamas nella West Bank - incluso il leader militare Hassan Youssef - e prepara «centinaia di arresti» fra i palestinesi di Gerusalemme autori di recenti violenze per prevenire il rischio di una svolta militare della rivolta, sospinta dagli appelli alla «Jihad armata» che arrivano da parte di Hamas, Isis, Jihad Islamica e imam salafiti del Golfo.