La Stampa 19.10.15
Un muro a Gerusalemme per separare arabi ed ebrei
La barriera per isolare la zona da dove sono partiti più attacchi Israele: misura temporanea
Minacce dell’Isis: decapitate i sionisti
di Maurizio Molinari
Israele inizia a costruire una barriera di cemento a Gerusalemme Est nel giorno in cui l’Intifada dei coltelli passa ai proiettili e Isis incita l’Intifada a «decapitare gli ebrei».
I due quartieri
I camion della polizia posizionano i primi blocchi di cemento poco dopo le 17. Il luogo è il confine fra il quartiere arabo di Jabel Mubaker e quello ebraico Amon HaNaziv. Nelle ultime settimane si è dimostrato il punto più vulnerabile del sistema di sicurezza: da qui sono passati almeno quattro terroristi che hanno causato due morti e 16 feriti. Sono lastre di cemento biancastre, alte quasi tre metri, con la scritta «Barriera temporanea». Micky Rosenfeld, portavoce della polizia, parla di «provvedimenti necessari per proteggere i cittadini» ed Emmanuel Nachshon, portavoce del ministero degli Esteri, li definisce «temporanei in aree limitate» per sottolineare che non si tratta di una marcia indietro rispetto al principio di Gerusalemme «città unica e indivisibile». Resta il fatto che nasce, per la prima volta dal 1967, una linea divisoria dentro la città. Parte dal cosiddetto «balcone», dove le abitazioni ebraiche quasi toccano quelle arabe, e corre verso Sud lungo i confini di Jabel Mukaber fino al posto di blocco con Talpiot Est, un altro quartiere ebraico. Per i palestinesi è «una divisione che ci renderà la vita impossibile - dice il 43enne Munir - perché andare a lavorare a Ovest sarà impossibile». Ma c’è anche chi reagisce diversamente come Isham, titolare di un piccolo negozio: «Meglio stare dalla parte dei palestinesi, è la nostra, preferisco non vedere più gli israeliani, come chi vive a Ramallah». La polizia non precisa se simili barriere sorgeranno in altri quartieri arabi ma l’Associazione israeliana per i Diritti Umani parla di «11 strade già chiuse» che potrebbero anticipare l’arrivo dei blocchi di cemento. Fra i deputati della destra che sostengono il governo di Benjamin Netanyahu serpeggia il timore di «concessioni su Gerusalemme» e il sindaco Nir Barkat, ribadisce: «Questi blocchi hanno l’unico fine di garantire la sicurezza». Fanno parte di misure «eccezionali» che includono la possibilità di «fermare e perquisire» chiunque sul modello della legge «stop and frisk» che Michael Bloomberg emanò da sindaco di New York.
Il fronte jihadista
L’operazione-barriera è iniziata da neanche 120 minuti quando due palestinesi attaccano la stazione degli autobus di Beer Sheva, nel Sud. Entrambi hanno coltelli, uno di loro strappa l’arma a un soldato e fa fuoco sulla folla. Il bilancio è di un morto e 7 feriti, di cui tre in gravi condizioni. Si spara anche a Qalandya, poco fuori Ramallah, e ciò suggerisce lo scenario di un passaggio dell’Intifada dai coltelli ai proiettili. Ad Abu Dis, quartiere arabo di Gerusalemme Est, la gente in piazza festeggia l’attacco di Beer Sheva. Un militante delle Brigate Al Aqsa, di Al Fatah, parla da Qalandya alla tv israeliana: «Questa terra vi è proibita». L’accelerazione militare è percepita dalle cellule dello Stato Islamico (Isis) che postano online un video «Messaggio ai Mujaheddin di Gerusalemme» celebrando gli attentati ed esortando «i martiri» a compiere un salto di qualità: «Dovete decapitare gli ebrei». Uno dei terroristi dell’attacco a Beer Sheva viene ucciso mentre l’altro è gravemente ferito: a fermarli è stato Ziad, sorvegliante arabo-israeliano che diventa seduta stante un eroe nazionale.