lunedì 19 ottobre 2015

La Stampa 19.10.15
Per fermare i profughi la Merkel apre le porte della Ue alla Turchia
La cancelliera a Istanbul: riprendiamo i negoziati per l’adesione, Ankara sola nella crisi dei migranti
di Marta Ottaviani


Angela Merkel arriva in Turchia e la parola d’ordine degli incontri con il premier Ahmet Davutoglu e il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, è una sola: Siria. Aleppo sta per diventare il teatro di una battaglia all’ultimo cantone fra Isis e le truppe filo governative. La Mezzaluna, dal 2011, si è fatta carico di una crisi migratoria senza precedenti, arrivando a ospitare sul suo territorio fino a due milioni di rifugiati. Se la Merkel parla di «crisi fuori controllo», Davutoglu dal canto suo, ha insistito sul piano di creazione di una «safe zone», bonificata dalle milizie dello Stato islamico che funga da rifugio per i siriani in fuga dal califfato e dal regime di Assad, «che permetta a tanta gente di essere al sicuro, dissuadendola dal tentare il viaggio verso l’Europa»
In previsione dell’ennesima ondata di migranti dalla Siria Ankara ha pensato di giocare al meglio le sue carte, chiedendo all’Unione europea di avere un ruolo più incisivo nell’emergenza umanitaria, ma non solo. Ed è significativo che sia il leader della Germania, da sempre uno dei Paesi contrari all’adesione della Turchia al club di Bruxelles, a portare un messaggio a nome dei Ventotto appena tre giorni dopo il vertice Ue nel quale i leader hanno approvato un piano di aiuti e sostegno alla Turchia in cambio di un rafforzamento dei controlli alla frontiera e alle politiche di accoglienza.
L’apertura
Merkel ha lanciato messaggi concilianti nei confronti della Mezzaluna, dichiarando che la Germania è pronta ad accelerare il processo di adesione della Turchia alla Ue in cambio di un aiuto di Ankara nella crisi dei migranti. In particolare, potrebbe essere dato nuovo impulso all’apertura dei capitoli 17, che riguarda le politiche economiche e monetarie e avviare una discussione sui capitoli 23 e 24, che riguardano le libertà civili e che potrebbero causare allo Stato candidato più di un problema, con Berlino che ha già manifestato dello scetticismo in proposito. La cancelliera ha riconosciuto l’impegno di Ankara sulla questione rifugiati. «La Turchia – ha detto in conferenza stampa – ha ricevuto finora poca assistenza dalla comunità internazionale per il grande lavoro che ha svolto nella crisi dei migranti».
Un’occasione d’oro, che Ankara non intende lasciarsi scappare. Per questo, il primo ministro Davutoglu oltre all’apertura dei tre capitoli negoziali, ha elencato altre tre condizioni: la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, 3 miliardi di euro come aiuto nella gestione dei rifugiati e l’estensione ai turchi dell’invito ai summit europei.