giovedì 8 ottobre 2015

Corriere 8.10.15
Inside Out. Abbiamo perso la ragione? /2
Mauro Bonazzi, filosofo
«Platone insegna: non è tutto istinto»
intervista di Elvira Serra


Per Mauro Bonazzi, docente di Storia della filosofia antica alla Statale di Milano, Inside Out è un film per adulti, non per bambini, con un aspetto interessante: «È utile nel mostrare il ruolo delle emozioni nel rapporto tra genitori e figli. Proprio ieri, mentre accompagnavo a scuola mia figlia Caterina, che ha quasi 9 anni, di fronte alle sue bizze mi sono reso conto di poter seguire d’istinto solo un modello: arrabbiarmi per farmi ascoltare; non ho contemplato l’ipotesi di spiegarle razionalmente perché non dovevamo fare tardi. Ecco, la lezione sconfortante del film, è che ai padri e alle madri non resta che abbracciare o sgridare i bambini. Un papà spera di poter fare di più...».
Cosa manca, secondo lei, al film?
«È molto bello, però... Già Platone, in un passo famoso della Repubblica , descrive cosa c’è nella ipotetica cabina di comando degli esseri umani, insomma nella testa. E sceglie l’immagine di un piccolo uomo, che sarebbe la ragione, di un leone, che rappresenta gli istinti che ci fanno combattere per i nostri ideali, e un mostro dalle mille teste, le passioni irrazionali. Il piccolo uomo deve trovare un equilibrio con gli altri suoi “coinquilini”».
È la ragione, allora, la grande assente di Inside Out?
«Non possiamo dedurre in assoluto che non ci sia, perché i protagonisti parlano e agiscono e senza non sarebbe possibile. Però non ha un suo spazio autonomo. Pensiamo solo al pensiero astratto, che nel film è quel luogo immaginario dove le emozioni perdono la profondità, come se svolgesse un ruolo marginale e non ancora sviluppato. Poi, però, scopriamo che anche negli adulti la cabina di regia è diretta dalle emozioni, quindi non c’è un vero cambiamento da adulti».
Forse c’è: nella madre di Riley al comando c’è la Tristezza e nel padre la Rabbia.
«Esatto. E questo ci fa pensare che la vera crescita della bambina consista nel passaggio dal mondo fatato guidato dalla Gioia a una dimensione potremmo dire più freudiana, con una consapevolezza dei limiti, dei no, della Tristezza».
Per Antonio Polito, oltre alla ragione l’altro grande assente è il libero arbitrio.
«Concordo, ed è un vuoto inquietante. Immaginare che agiamo spinti solo da emozioni o istinti solleva problemi etici impegnativi. Lo notava già Kant: se le mie decisioni non sono libere, ha senso parlare di responsabilità o di bene e male? Un leone che mangia una gazzella segue la sua natura e non può certo essere criticato. Nel film animali e uomini si equivalgono. Direi che è riduttivo: noi siamo più complessi».
Eppure per molti filosofi la ragione è stata serva delle passioni.
«Per Eraclito quando le componenti irrazionali sono forti nulla può trattenerle: il che spiega la violenza. Ma da Platone si afferma un modello che, fino a prova contraria, è ancora valido, nonostante le suggestioni delle neuroscienze».
El. Ser.