sabato 3 ottobre 2015

Corriere 3.10.15
Lenin aveva un cuore (in segreto)
Il popolo lo vide piangere al funerale di Inessa , l’amante nascosta. Una passione negata dall’Urss
di Pierluigi Battista


Le donne sovietiche non credevano ai loro occhi, nella fredda mattinata del 1920. «Quello è Lenin!», esclamavano incredule nella folla di Mosca, curiosando sull’imponente corteo funebre che dalla stazione ferroviaria alla Casa dei sindacati accompagnava il feretro della dirigente bolscevica Inessa Armand, trasportato «su un’auto nera piena di fiori». Sì, era proprio lui, il Compagno Presidente Lenin. L’uomo che barcollava e non riusciva a trattenere le lacrime, «lo sguardo affondato nel cappotto», stravolto dal dolore, straziato per la morte della donna che amava ma che non era sua moglie Nadia Krupskaja, era proprio il Capo, l’uomo della rivoluzione, colui che incarnava il destino stesso della nuova Russia nata nell’Ottobre.
Era scesa nella tomba il grande amore che doveva restare segreto e su cui il potere sovietico aveva steso e stenderà sempre di più lungo i decenni una cappa di segretezza e di indicibilità fino a quando la bandiera rossa non è stata ammainata al Cremlino. Era la passione segreta e divorante che Ritanna Armeni racconta, con precisione documentaria e passione narrativa, nel libro Di questo amore non si deve sapere , pubblicato da Ponte alle Grazie.
Dove è narrata la storia di Inessa. La storia di Lenin. La storia di Inessa e Lenin insieme. E di Lenin che aspetta il treno che trasporta la bara di Inessa, morta di una misteriosa malattia nel Caucaso incendiato dalla guerra civile, camminando su e giù, preso da inconsolabile disperazione nemmeno nascosta secondo i dettami della ragion di Stato, per la banchina della stazione. Originariamente, lo racconta lei stessa nella postfazione, Ritanna Armeni voleva scrivere «un saggio sugli “amori a sinistra”, una storia del modo di amare di chi ha pensato di voler cambiare il mondo». Ma nel suo percorso ha incontrato la storia di Inessa Armand e di Lenin e ne è rimasta stregata. E ne resta stregato anche il lettore.
Così come Lenin fu stregato da quella donna bella e affascinante, incontrata a Parigi in un caffè fumoso dove si riunivano i russi dell’immigrazione. Una donna francese irrequieta che, ancora bambina, fu strappata ai genitori, trasferita in Russia dove si sposerà e avrà quattro figli da un uomo che poi tradirà con suo fratello. Ma il marito messo da parte continuerà ad amarla per sempre, e a perdonarla, e a prendersene cura quando il fratello morirà e quando Inessa inizierà il suo percorso di rivoluzionaria a tempo pieno, con lunghi soggiorni in carcere e in Siberia, mentre nell’esilio incontrerà Lenin in un storia d’amore travolgente e duratura che sfiderà il moralismo, le convenienze, l’inflessibilità dei rivoluzionari, la pazienza fedele e il dolore silenzioso della Krupskaja, coniuge ufficiale del Capo e che tale avrebbe dovuto restare per non creare scandalo e sconcerto.
Il libro della Armeni può essere letto in due modi, a proposito della figura di Lenin. Il primo è dettato dalla sorpresa. Chi avrebbe immaginato l’intransigente Lenin, lo spietato Lenin, il rivoluzionario di professione, il fanatico e dogmatico che consacra tutto se stesso alla Causa santa della rivoluzione, l’uomo che teorizzava la crudele necessità del Terrore rosso e diede le direttive per la costruzione della feroce Gpu, un uomo così con il cuore gonfio d’amore, travolto da una passione incontenibile, prigioniero del traboccare di sentimenti accesi dalla compagna Inessa? Un Lenin doppio, scisso. Il Lenin che confidava di non poter ascoltare la musica «perché tocca i nervi, fa venir voglia di dire cose insignificanti, graziose e di accarezzare la testa di chi ha saputo creare cose così belle pur vivendo in un orribile inferno» era proprio la stessa persona che si abbandonava al fluire dei sentimenti quando chiedeva a Inessa, che abitava nella casa accanto a quella dove il suo amante viveva con la Krupskaja, di suonare al pianoforte la Patetica di Beethoven? Il Lenin intenerito delle lunghe passeggiate con Inessa sui «monti della passione», quello che le scrive lettere di amore fiammeggiante non è l’antitesi del Lenin storico che conosciamo, del rivoluzionario che subordina sentimenti e passioni al conseguimento dei suoi titanici obiettivi politici?
Sotto la scorza del rivoluzionario di professione, la Armeni ci svela un cuore ardente. E questa è la prima lettura. Ma poi ce n’è una seconda che si dipana nelle pagine di questo libro. C’è il Lenin che a un certo punto, constatando l’insostenibilità di una relazione sempre più malvista dai rivoluzionari in esilio, liquida brutalmente Inessa, chiedendole addirittura la restituzione delle lettere per non lasciare traccia di una storia che si voleva cancellare. Il Lenin che, dopo la momentanea rottura, dispoticamente affida a Inessa, con spirito vendicativo, compiti massacranti e missioni pericolose che lei non può non adempiere in omaggio alla disciplina cospirativa. Il Lenin che si scaglia con violenza verbale contro le battaglie per la liberazione della donna di cui Inessa era protagonista.
Qui sembra non esserci frattura possibile tra i due Lenin. Anche se poi la relazione riprenderà fiato. Mentre i bolscevichi al potere mugugnavano per la sconvenienza per quella relazione clandestina. E quando Inessa muore nel 1920, Lenin verrà preso da un senso di prostrazione profonda. E alla morte di Lenin la storia tra i due amanti della rivoluzione verrà cancellata, sepolta nella menzogna, nascosta per non compromettere l’immagine integra del Capo cui non si potevano addebitare simili debolezze del cuore.
La grande ipocrisia durerà per decenni. Poi gli archivi si sono spalancati. E Ritanna Armeni ci regala il ritratto di una storia che finalmente può essere conosciuta nei dettagli.