sabato 31 ottobre 2015

Corriere 31.10.15
Michela Di Biase, la prima a firmare: avremmo dovuto mandarlo via prima
intervista di Alessandro Capponi


ROMA Ignazio Marino, proprio ora, sta dicendo che voi consiglieri l’avete accoltellato.
«Falso, il suo è stato un suicidio».
Chiede di capire quali errori ha commesso.
«Facile, vada in strada e lo domandi ai romani, vedrà quante risposte. Autobus, pulizia, decoro: un sindaco si deve occupare di tutta la città, non solo del Colosseo. Semplicemente, non ha mai capito Roma e la città non ha mai capito lui. Gli scontrini? Non è quello il problema, semmai lo è mentire: anche a quei dirigenti Pd che l’altra sera lo avevano accolto in casa».
Michela Di Biase, 35 anni, moglie del ministro Dario Franceschini: dieci anni di impegno politico nel popoloso quartiere Alessandrino, alla periferia est di Roma. È stata la prima a firmare le dimissioni. Fu lei a definire Marino «il più grande gaffeur d’Italia». Risponde al telefono proprio mentre Marino è in conferenza stampa.
Marino dice che avete ucciso una squadra.
«Una squadra? Non ha mai fatto squadra, ha preferito dividere, chiudersi, parlare solo con pochi, nessuno dei quali romano. Non ha convolto il Consiglio, mai dialogato, ha chiuso i Fori da solo...».
Dice di essere deluso dal Pd.
«Il pd un errore può averlo commesso: forse, già da un po’, avremmo dovuto mandarlo via».
I cittadini cosa ricorderanno di Marino?
«Credo che per i romani Marino sia già il passato».
Sui social per i consiglieri Pd ci sono insulti.
«Rispetto le piazze, dietro ai social si nascondono in tanti. Noi abbiamo agito da classe dirigente, abbiamo rinunciato all’incarico e scelto per il bene della città. Ora pensiamo al Giubileo, a migliorare Roma, a ricostruire un clima di fiducia: lo meritano i romani, qui c’è solamente bisogno di buona politica. Insomma, bisogna voltare subito pagina...».