Corriere 28.10.15
«La guerra dell’Isis alle opere d’arte è politica, non religiosa»
di Antonio Carioti
Spesso la storia viene riletta, a volte travisata, in base a suggestioni dell’attualità. E in fatto di rapporti tra Islam e Occidente il fenomeno è vistoso. Un esempio significativo è fornito da Silvia Ronchey: «Si sente dire spesso che l’iconoclastia, cioè il rifiuto e la distruzione delle immagini sacre, prese piede nell’Impero bizantino, tra l’VIII e il IX secolo, per via dell’influsso musulmano. Ma non è così: al contrario le antiche icone di Santa Caterina del Sinai, in Egitto, si salvarono proprio perché all’epoca quel territorio era sotto il califfato islamico, quindi le autorità bizantine di Costantinopoli non poterono farle distruggere. Lo stesso attuale accanimento iconoclasta dell’Isis e dei Talebani ha radici politiche, non religiose».
Per saperne di più, l’appuntamento è alle ore 21 del 4 novembre a Milano, nella Sagrestia del Bramante della Basilica di Santa Maria delle Grazie, dove Silvia Ronchey terrà la conferenza «Immagini contro Dio». È la prima tappa delle «Lezioni di storia» promosse dal Comune di Milano e ideate da Laterza, in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera e i padri domenicani del Centro culturale «Alle Grazie», con il sostegno della Fondazione Pasquinelli e di Rodrigo Rodriquez.
L’argomento del ciclo è appunto «Islam e Occidente» e le lezioni in programma sono quattro, tutte allo stesso orario e nello stesso luogo, sempre di mercoledì e sempre introdotte da Chiara Continisio. Dopo Silvia Ronchey, sarà la volta di Amedeo Feniello, che l’11 novembre racconterà le incursioni saracene in Italia a cavallo dell’anno Mille. Il 18 toccherà a Luca Molà, che si soffermerà sui rapporti diplomatici tra la Repubblica di Venezia e l’Impero ottomano. Infine il 25 novembre Franco Cardini indagherà sulle origini del caos che infuria in Medio Oriente.
Ciascuna delle lezioni, del resto, conterrà riferimenti al presente. Per esempio Silvia Ronchey indica nell’iconoclastia i prodromi di una parte rilevante dell’arte contemporanea: «Il Papa condannò l’iconoclastia come eretica e noi siamo influenzati da questa presa di posizione legata ai dissidi tra Roma e Costantinopoli. Ma in realtà si trattò di una discussione complessa e raffinata, già emersa in precedenza nella storia del cristianesimo. La conclusione fu un compromesso artistico e teologico: fu ammesso un modo di rappresentare la divinità che è solo in apparenza figurativo, ma in realtà rimanda a qualcosa di ineffabile. Ciò rende comprensibile l’icona ortodossa, che a noi occidentali appare strana, e spiega anche la nascita della moderna arte astratta, che vede non a caso protagonista un russo come Vasilij Kandinskij. Nelle stesse opere di Andy Warhol è evidente l’influenza di quel retroterra».
E la barbarie dell’Isis? «Non riflette l’atteggiamento dell’Islam, storicamente rispettoso delle immagini cristiane, ma la prassi politica che va dalla damnatio memoriae romana alle rivoluzioni moderne, da quella francese alla russa, che hanno spesso preso di mira le opere d’arte come simboli dell’ordine passato da annientare».