Corriere 1.10.15
Il discorso di Corbyn? Copiato (alla lettera) dagli anni Ottanta
Il neoleader laburista al congresso riprende un testo di Richard Heller. Lui: «Onorato»
di Fabio Cavalera
LONDRA L’ha scoperto per caso che il discorso di Jeremy Corbyn al congresso laburista gli suonava familiare.
Martedì nel tardo pomeriggio Richard Heller sudava nel traffico di Karachi in Pakistan, ben lontano dalla sala di Brighton dove il nuovo leader stava conquistando i delegati con il suo stile educato e ripulito dagli eccessi della retorica. Radio accesa. E sorpresa.
Trecentocinquanta parole su 5 mila, una paginetta verso la fine dell’intervento, ripescate dall’oblio. Fra le più acclamate. Forse le più acclamate.
Jeremy Corbyn, toccando corde sensibili, ricordava: «Dall’alba della storia in tutte le società ci sono alcuni individui ai quali è dato tanto e molti di più ai quali è dato poco e nulla. Pochi hanno la proprietà, il potere, lo status e il capitale che sono negati alla maggioranza. Ai molti con poco o nulla viene ripetuto che essi vivono in una economia globale il cui corso è immodificabile. Il partito laburista è nato per combattere questo modo di pensare.
I laburisti sono la voce che dice: tu non sei obbligato ad accettare ciò che ti viene dato, tu sei nato povero ma non devi restare povero, tu non devi vivere senza speranza, il tuo talento e le tue ambizioni non devono avere limiti».
È da almeno trent’anni che Richard Heller prova a suggerire ai leader laburisti la retta via dell’oratoria. È un professionista nel campo, «scrittore di discorsi» e consigliere, una bella testa, autore di libri e due volte finalista di «Mastermind», il quiz show della Bbc . Ed è dai tempi di Neil Kinnock, anni Ottanta, che invita i capi del laburismo a considerare e a recitare nei congressi quelle 350 parole, il passaggio del «non accettare ciò che ti viene dato». Ne sono passati sette. E l’ottavo, senza neppure avvertirlo ma ringraziando la mattina successiva, lo ha finalmente sdoganato.
«Lo avevo offerto a Corbyn e al suo staff. Come avvenuto con i predecessori. Ma poi non ho sentito nessuno». Richard Heller era in Pakistan. La radio, diretta della Bbc , gli ha reso «giustizia».
Plagio? Naturalmente i giornali vicini ai conservatori e i tabloid hanno montato la panna. «Nuova politica, vecchio discorso».
È il mestiere scontato di chi cerca di rendere difficile il cammino del nuovo corso laburista. Richard Heller chiarisce: «Non è plagio, sono onorato. E mi dispiace che ci sia una polemica del genere. Magari su talune cose non sono d’accordo con Corbyn ma ammiro il messaggio che ha lanciato al congresso, in particolare sui valori fondamentali del partito».
Un tasto su cui lo stesso Heller batte da un’eternità. Dall’esordio, quando Denis Healey ex ministro della Difesa, ex Cancelliere dello Scacchiere laburista ed ex pretendente alla leadership nel 1994, lo chiamò a dirigere il suo staff alla Camera dei Lord. Non ha mai cambiato idea.
Trecentocinquanta parole, regalate a sette leader, chiuse in un cassetto. Ritrovate. O copiate, dirà qualcuno scandalizzato. «Idee che sono la mia filosofia», è il tributo di Corbyn. L’appunto è che poteva ringraziarlo prima.