giovedì 15 ottobre 2015

Corriere 15.10.15
La vera matrice delle libertà
di Amedeo Feniello


A 800 anni dalla sua nascita, la Magna Carta Libertatum insegna una cosa fondamentale sul medioevo: che, è vero, fu un tempo di soluzioni pratiche ma anche di grandi innovazioni. Stabilita da re Giovanni Senzaterra, che regnò tra il 1199 e il 1216, la Carta fu un espediente seguito dal sovrano per risolvere una crisi politica diffusa. In poche parole, nient’altro che un trattato di pace tra Giovanni e i baroni inglesi ribelli. Causa della rivolta: le tasse, troppo elevate, imposte per finanziare la guerra in Francia e la riconquista dei territori dei Plantageneti. Spedizione che andò malissimo per gli inglesi e che alimentò l’insurrezione dei baroni, che rifiutarono la loro fedeltà al re. Fino al compromesso di Runnymede e alle concessioni che sono alla base della Carta. Testo che, subito, si trasformò con una serie di riadattamenti e di modifiche, a seconda delle forze e delle scelte politiche prevalenti, fino al 1297, momento in cui la Carta acquista un vero valore giuridico. Figlia dunque di un cammino, talvolta contrastato, talvolta condiviso, di un’intera nazione in formazione, che cresce e si costituisce intorno a questa pianta in via di maturazione. Carta originaria che trova nell’articolo 39 la cellula generativa di una vera e propria rivoluzione: articolo che spiega come nessun uomo possa essere incarcerato, multato o privato della libertà senza che ci sia un giudizio dei suoi pari. Da cui promana il principio fondamentale della tutela dell’individuo. Che, davanti alla legge, deve potersi difendere, senza arbitrarietà, in un processo equo, giusto, garantito da regole condivise, giudicato da una giuria che, col giudice nominato dal re o dallo Stato, possa partecipare al processo di decisione. Principi da cui ne derivano altri: come quello della proporzionalità o della ragionevolezza della giustizia; o della garanzia dell’ habeas corpus . Una cristallizzazione sovversiva, quella della Carta. Vessillo cui si sono richiamati in tanti in questi 800 anni. Non appena si è avvertita, energica, la mancanza di libertà, l’autoritarismo o la prevaricazione. Carta che perciò piacque tanto ai rivoluzionari inglesi. Ai padri costituenti americani. Agli illuministi e agli uomini delle giornate del 1789. Fino ai protagonisti dei nostri tempi, come Gandhi o Mandela. La Carta, in definitiva: un potente documento medievale diventato simbolo di libertà, diritto e giustizia, i cui echi profondi si sentono perfino nella Dichiarazione universale dei diritti umani. La migliore matrice della nostra cultura delle libertà fondamentali.