Corriere 13.10.15
A Gerusalemme La guerriglia con il coltello dei ragazzini
I due ragazzini escono di casa, quartiere di Beit Hanina nella parte araba di Gerusalemme, con le armi pronte. Il coltello e la mannaia servono per provare a uccidere, per colpire gli ebrei israeliani come hanno visto nei video diffusi su Internet. Sono cugini, hanno 13 e 15 anni, la loro vittima ha la stessa età del più piccolo: stava pedalando sulla sua bicicletta per le strade di Pisgat Zeev, insediamento a est della città. Adesso è in ospedale, i medici stanno cercando di salvargli la vita.
Uno dei due assalitori è stato ucciso dalla polizia, l’altro è ferito, investito da un’auto. Prima di essere fermati sono riusciti a pugnalare anche un altro passante, non è grave.
A Gerusalemme gli assalti con i coltelli ieri sono stati quattro, dalla mattina fino alla notte, sei israeliani feriti. L’ultimo assalitore è riuscito a togliere l’arma a un soldato su un autobus che stava entrando in città, è stato ucciso dagli agenti prima che potesse sparare con il fucile mitragliatore agli altri passeggeri.
La violenza degli ultimi undici giorni non sembra diminuire di intensità. Il Parlamento si è riunito per la prima volta dopo la pausa estiva.
Il premier Benjamin Netanyahu è intervenuto davanti ai deputati e ai ministri per denunciare: «Il terrorismo è figlio della volontà di distruggerci e non della disperazione palestinese». Ripete: chi accusa Israele di voler cambiare le regole di accesso alla Spianata delle Moschee diffonde solo «bugie». «Non siamo in lotta contro l’Islam, sostenerlo vuol dire istigare alla guerra di religione contro di noi». Chiede ad Abu Mazen, il presidente palestinese, di fermare l’incitamento e condannare gli attentati.
Hamas e la Jihad Islamica hanno dichiarato per oggi una «giornata della rabbia». Incitano i giovani a marciare da Ramallah e la Cisgiordania verso il posto di blocco a Qalandiah, in queste settimane una delle aree dove gli scontri con la polizia sono stati più duri. L’Autorità palestinese ha dichiarato uno sciopero generale nei territori per protestare contro le operazioni dell’esercito israeliano.