Repubblica 8.9.15
Lo sparo che ha fermato la Storia
di C.D.G.
Rabin, the last day dell’israeliano Amos Gitai è una grandissima lezione di cinema e storia contemporanea, e insieme un’impressionante descrizione delle dinamiche politiche del tempo presente e dei pericoli, niente affatto imprevedibili, che il mondo tutto attorno a noi coltiva. Quel che è accaduto in Israele 20 anni fa sta accadendo adesso: lì erano la destra ultraortodossa e un gruppo di rabbini che – documenta il film – esortavano a liberarsi del “traditore”, oggi sono i fondamentalisti islamici e la propaganda dell’Is nel mondo, le piccole destre che fomentano odio in ogni paese. Con la differenza che negli anni 90 la globalizzazione non aveva ancora reso il proselitismo un fenomeno su scala mondiale.
Nel suo film, centrato sul lavoro della commissione d’inchiesta sull’omicidio del primo ministro Isaac Rabin (4 novembre 1995), Gitai mostra ancora una volta come ormai il confine fra cinema di finzione e documentario sia svanito. Il Maestro israeliano concepisce il lavoro di ricostruzione dell’ultimo giorno di Rabin con la struttura narrativa del processo per quanto questo non sia esattamente un tribunale ma la commissione che ha ascoltato i testimoni per verificare se ci fossero falle nella sicurezza della manifestazione politica in cui Rabin perse la vita, e se le mancanze fossero intenzionali. Se si sia trattato, insomma, di un complotto e se quindi gli incredibili difetti del sistema di controllo e sicurezza e l’inerzia dell’altrimenti leggendario Mossad, servizio segreto, fossero intenzionali e figli di un disegno.
Con l’uccisione di Rabin per mano di uno studente di legge di religione ortodossa viene interrotto in maniera irreversibile quel processo di pace che dopo Oslo sembrava finalmente a portata di mano. Un delitto che ha cambiato davvero la storia del mondo moderno. Gitai non si limita a ricostruire in modo rigoroso l’indagine ma allarga il campo all’attività dei rabbini che avevano invocato per Rabin il Din Rodef, quel precetto della legge ebraica che autorizza (impone) di uccidere un uomo che attenti allo stato di Israele. Alimentata dalla propaganda del Likud, il partito conservatore, l’idea che Rabin fosse da eliminare si è fatta strada fino ad armare la mano di quel giovane. Che, interrogato, si mostra felice e ridente, certo di aver fatto l’interesse dello Stato ebraico. Vedere nei filmati originali bambini che urlano in piazza morte a Rabin ci ricorda che 20 anni fa accadeva sotto i nostri occhi quel che oggi i computer moltiplicano milioni di volte in ogni angolo del mondo. Ci ricorda anche, con le parole vere di Rabin, che alimentare le divisioni e l’odio politico è una responsabilità terribile.