lunedì 7 settembre 2015

Repubblica 7.9.15
Adam Michnik
Attivista e giornalista, Michnik è fra i padri della rivoluzione dell’89
“Questo egoismo ci farà perdere la nostra anima”
“Quello che è successo a Budapest è il tradimento degli ideali nati dalla rivoluzione contro il comunismo del 1989”
intervista di A. T.


BUDAPEST «L’egoismo del rifiuto verso i migranti, nel caso estremo dell’Ungheria di Orbàn ma anche altrove, è la vergogna d’Europa. E’ il tradimento dell’Europa di Schengen nata dalla rivoluzione dell’89. Ed è molto pericoloso che la Polonia, scintilla della rivoluzione di allora, cerchi allenza con l’ungherese Orbàn e gli slovacchi: l’egoismo della voglia di nuovi Muri minaccia di vincere sulla solidarietà, il valore dell’89». Così ci dice Adam Michnik, l’intellettuale polacco padre della svolta dell’Est.
La retorica anti-migranti e la minaccia di Orbàn condannano l’Europa di Schengen?
«Molti leader della ‘nuova Europa’, gli ex cittadini dell’Unione sovietica, non capiscono che la solidarietà per cui ci battemmo non può essere solo solidarietà dell’Europa occidentale verso di noi, bensì deve essere anche solidarietà nostra verso gli altri. E’ il risultato del pensiero xenofobo che risorge con Orbàn».
Nasce una nuova Europa della voglia di nuove frontiere e nuovi Muri? E all’Est i perseguitati di ieri non tendono la mano ai perseguitati fuggiaschi di oggi?
«Paradossalmente è anche la mentalità di Putin. Perché la sua politica è xenofobia, esclusione, repressione contro le minoranze. E in Europa appoggia il Front National e la Lega Nord».
Risorge l’Europa dei Muri che voi abbatteste?
«Posso solo sperare che questo processo negativo che sarà bloccato da maggioranze sagge. Il ritorno dei Muri sarebbe il suicidio collettivo europeo e i conflitti etnici riesploderebbero incontrollabili».
Una soluzione europea comune del dramma dei migranti è possibile o i venti negativi spingeranno a soluzioni nazionali e nazionaliste?
«Sono convinto e sicuro che la soluzione europea comune sia necessaria. Ma se l’egoismo nazionale si rivelerà più forte, con tanti umori in stile Orbàn o simili davanti alla tragedia dei migranti, allora sarà la catastrofe terribile».
L’Ungheria di Orbàn, la Slovacchia del populista di sinistra Fico e anche la sua Polonia hanno deciso di coordinare una politica verso i migranti dura e senza consultare Bruxelles. Che ne pensa?
«Credo sia molto pericoloso. In Polonia molto dipenderà dai risultati delle prossime elezioni, in ottobre. In questo clima le voci più provinciali e anti-europee sono in vantaggio nei sondaggi. Nessuno ha il coraggio di dire apertamente che questa linea dura dei nuovi Muri è una minaccia per il futuro».
Nella Ue tre Paesi (Italia, Germania e Svezia) accolgono la maggioranza dei migranti. Altri li rifiutano. Non è pericoloso per il futuro dell’Unione?
«Pericolosissimo. Per fortuna la nostra premier Ewa Kopacz ha annunciato che la Polonia aumenterà la sua quota di rifugiati. Spero che sia un inizio seguito da altre decisioni. Ma entro ottobre si voterà: e molti gridano che bisogna chiudere le frontiere, affermazione pericolosa ma seducente».
Quindi secondo Lei il dramma dei migranti e la popolarità delle linee dure alla Orbàn stanno accellerando il tramonto dei liberal dell’Est che gestirono la transizione non violenta dall’Unione sovietica alla libertà?
«Certamente è la crisi del sistema dei valori del sistema dei valori liberal- democratico di tolleranza e pluralismo. All’Est della Ue ma non solo. Ma voglio sempre essere ottimista, specie in Polonia: siamo da secoli una nazione di esuli e stranieri ed emigranti».