Repubblica 5.9.15
Duemila anni per vivere con saggezza
Umberto Eco racconta la sua “Storia della filosofia” curata con Riccardo Fedriga in uscita con “Repubblica”
intervista di Raffaella De Santis
Le domande dalle quali si origina il pensiero filosofico sono semplici e riguardano tutti. «Chiunque di noi si pone nel corso della sua vita domande filosofiche: chi sono? C’è una vita dopo la morte?», spiega Umberto Eco. Ora Eco e Riccardo Fedriga curano una “Storia della filosofia” raccontata con un linguaggio chiaro e appassionato, adatta sia agli studenti che ai curiosi di ogni età. Si parte lunedì con il volume “Dai Presocratici ad Aristotele” (in edicola con “Repubblica” a 9,90 euro più il costo del giornale) e di secolo in secolo si va avanti fino ai giorni nostri. Per realizzare questo progetto sono stati
coinvolti cento studiosi, i migliori nel loro campo (tra cui Mario Vegetti, Enrico Berti, Walter Covili, Maria Michela Sassi e tanti altri).
Che cosa l’ha spinta a concepire un’opera che va dagli albori del pensiero occidentale ad oggi?
«In realtà avevo sempre sognato di scrivere una storia della filosofia. Ma sapevo che avrebbe dovuto essere più ampia, riguardare anche il contesto storico, l’ambiente politico, sociale e culturale. Non ci siamo fermati al pensiero filosofico, ma abbiamo tentato di indagare la società nel suo insieme. Come si può capire il pensiero greco se non si comprende il discorso di Pericle agli ateniesi o che tipo di musica ascoltavano? » Qual è l’importanza della divulgazione?
«Non credo che trattandosi di otto volumi si possa parlare di un’opera divulgativa. La divulgazione era il Bignami, usato dalla mia generazione, che di Hegel ci permetteva di ricordare almeno “tutto ciò che è reale è razionale”. Qui invece si fa il contrario, si allarga il discorso. Jacques Le Goff scrive la Civiltà dell’Occidente medievale parlando di architettura, pastorizia, università, famiglia. È chiaro che, parlando di mille anni di pensiero ed eventi, realizza un’opera di sintesi. Ecco, questa è un’opera di sintesi».
Non tutti i manuali però sono uguali. Per molti anni intere generazioni hanno studiato filosofia sull’Abbagnano e sul Lamanna. Come erano?
«L’Abbagnano era ottimo, il Lamanna illeggibile. Ricordo che al liceo non lo leggevamo. Per studiare prendevamo bene gli appunti quando il professore spiegava e ci basavamo su quelli. Il Lamanna ha rovinato generazioni».
Da cosa nasce il pensiero filosofico?
«I primi filosofi sono i bambini, con i loro continui perché. In età classica Aristotele chiamava questo tipo di domande “atti di meraviglia”. La filosofia, a differenza della scienza, ci propone le domande a cui non c’è risposta, o non c’è ancora, o ce ne sono molte…».
Può fare degli esempi?
«Si prenda questa domanda: “È vero che la neve è fatta di cristalli che presentano una grande simmetria?”. La scienza risponde che è vero. Ma se poi la scienza si chiede cosa vuole dire essere vero, allora anche la scienza affronta un problema filosofico. La domanda filosofica per eccellenza resta però: “Perché c’è dell’essere piuttosto che niente?”. A questa interrogazione nessun testo scientifico può rispondere».
La filosofia si interroga e la scienza risponde: è questa la differenza?
«No, anche la scienza s’interroga. Salvo che anche molte domande degli scienziati sono filosofiche. Quando Einstein ha detto “Dio non gioca a dadi” si è posto un problema filosofico. Ecco perché nella nostra storia ci sono molti capitoli che potrebbero appartenere anche a una storia della scienza».
Oggi però cerchiamo soprattutto risposte univoche, possibilmente veloci. La filosofia può ancora esserci utile?
«L’esercizio della filosofia insegna il senso critico. Non ci fa rispondere a tutte le domande ma ci aiuta a capire perché certe risposte sono sbagliate. Si pensi ai sillogismi aristotelici. Prenda questo esempio: “Alcuni immigrati sono di colore, qualche turco è immigrato, pertanto qualche turco è di colore”. Abbiamo intuitivamente l’impressione che qualcosa in questo ragionamento non funzioni, ma si tratta di spiegare in modo quasi matematico perché».
Perché ogni storia della filosofia inizia dai Greci? Non possiamo concepire un pensiero diverso o antecedente a quello occidentale?
«In Cina c’erano buone tradizioni filosofiche, ma il pensiero nella forma che noi pratichiamo ancora nasce in Grecia. Esistono forme di ragionamento anche nelle comunità primitive, ma per capire chi siamo noi dobbiamo partire dalla Grecia».
Ormai ha preso piede la filosofia terapeutica. Ma la filosofia può essere consolatoria?
«Una celebre opera di Boezio s’intitolava De consolatione philosophiae . Ma uno dei miei maestri, Giovanni Cairola, ha scritto un saggio intitolato La filosofia non consola .
Certo che, leggendo Pascal, posso capire un mio problema personale ma la filosofia, più che consolare, ci aiuta a capire, talora a capire che non c’è consolazione possibile… ».
Il pensare è ciò che ci distingue dagli animali?
«Purtroppo su questo gli animali non hanno ancora dato una risposta soddisfacente. O non l’abbiamo capita».