Repubblica 5.9.15
Maurizio Martina
“La soluzione è vicina i nostri non capirebbero lo strappo sulle riforme”
Il ministro dell’Agricoltura “pontiere” con la minoranza: “Ma è importante mantenere il nuovo assetto del Senato”
intervista di Giuseppe Alberto Falci
ROMA «Gli spazi per fare un lavoro unitario ci sono tutti». Se i 29 dissidenti del Pd continuano ad agitare la bandiera del Senato elettivo e non intendono cedere sul punto; Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, cresciuto nel vivaio di Pier Luigi Bersani, lavora da “tessitore” perché «il Pd viene prima di tutto». D’altro canto, continua dal backstage della festa dell’Unità di Reggio Emilia, «siamo a un passo da una svolta storica».
Ministro Martina, è iniziato il conto alla rovescia. martedì si tornerà a battagliare sul ddl Boschi. Una priorità per l’esecutivo di Matteo Renzi. È possibile, dunque, trovare un compromesso?
«Non ci deve essere nessuna “battaglia”. Il confronto interno al Pd deve servire per fare un passo avanti insieme. Sono convinto che stando al merito della questione si può trovare una buona soluzione e si può votare il superamento del bicameralismo perfetto atteso da anni».
Questo significa che ci sono pontieri al lavoro per una soluzione condivisa?
«Pontieri nel Pd ce ne sono e tutti con un unico obiettivo: guai a dividersi ora».
Il nodo da sciogliere resta l’articolo 2, quello sulla composizione del Senato. È necessario riaprire l’intero articolo o soltanto il comma 9 modificato nel passaggio del testo dal Senato alla Camera?
«Personalmente sono convinto che si possa lavorare oltre l’articolo 2, agendo su altri articoli. In ogni caso credo che dobbiamo rispettare i tempi di approvazione che ci siamo dati ed essere consapevoli che siamo a un passo da una svolta storica per il rinnovamento del sistema istituzionale ».
Quale potrebbe essere la soluzione di compromesso per tenere dentro l’intero Pd?
«Ce ne può essere sicuramente più di una. Abbiamo avanzato qualche settimana fa una proposta. Sono convinto sia importante, per superare davvero il bicameralismo paritario, mantenere l’impianto che si è dato al nuovo Senato: l’aula di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Natura, composizione e funzioni devono essere coerenti con questa scelta che trovo decisiva anche per aprire la strada a una nuova stagione del regionalismo italiano ».
Al Senato i dissidenti firmatari sul Senato elettivo sono 29.
Lei, da ex bersaniano, ha cercato una mediazione, un listino da legare all’elezione dei consigli regionali. Pensa che i ribelli perderanno pezzi?
«L’importante è fare tutti uno passo in avanti perché il tema non è lavorare sulle defezioni interne ma unire tutto il PD».
L’ex segretario Pier Luigi Bersani invoca il metodo Mattarella: prima l’unità del Pd. Ritiene sia un appello per far rientrare le divisioni?
«Come ho detto penso che ci siano tutte le condizioni per un lavoro positivo. Io so che i nostri elettori non capirebbero una divisione di questo fronte. E so che tutti dobbiamo sentirci impegnati a evitare toni sbagliati dimostrando, ancora una volta, che nei momenti cruciali l’unità del Pd fa la differenza e cambia davvero lo stato delle cose».
Se invece i dissidenti votassero contro la riforma del Senato sarebbe la fine della legislatura?
«Non contemplo l’ipotesi di uno strappo. E quindi non penso affatto alla fine della legislatura. Abbiamo ancora un sacco di cose da fare. Sopratutto ora che emergono segnali positivi sul fronte dell’economia e del lavoro. Guai a noi se mancassimo questo appuntamento ».