venerdì 4 settembre 2015

Repubblica 4.9.15
Marino contestato, monetine e fischi nella piazza dei Casamonica
Contestazioni ma anche applausi al sindaco “Cacceremo i mafiosi”. Vertice Alfano-Gabrielli
di Giovanna Vitale


ROMA Se l’è vista brutta il sindaco Ignazio Marino. Non fosse stato per l’imponente cordone di polizia organizzato per proteggerlo, avrebbe fatto fatica a uscire indenne dalla manifestazione antimafia organizzata dal Pd nella stessa piazza che il 20 agosto ospitò le esequie show del boss Vittorio Casamonica con tanto di cocchio trainato da una sestiga di cavalli neri. Accolto da un gruppo di abitanti del Tuscolano e di attivisti dei centri sociali al grido di “vergogna”, “te ne devi anna’”, “tornatene ai Caraibi”, nel suo primo appuntamento pubblico dopo 18 giorni di contestatissime ferie, ha persino rischiato di essere centrato da una delle monetine da 5 centesimi che un anziano piuttosto arrabbiato gli ha lanciato contro appena sceso dalla macchina.
Un assedio al quale però la piazza — un migliaio di persone compresi giornalisti, forze dell’ordine ed esponenti politici, tra cui il capogruppo dem al Senato Luigi Zanda, i deputati Morassut, Argentin, Calipari e Fassina, il governatore Zingaretti e il sindaco Fassino insieme a una manciata di colleghi da varie città — ha subito risposto con applausi e strette di mano, persino un mazzo di fiori, parole di incoraggiamento e “vai avanti, siamo con te”, che hanno rinfrancato un primo cittadino mai tanto silenzioso come ieri.
Solo a quel punto Marino ha ripreso coraggio e, sempre circondato da una decina di uomini in borghese che l’hanno reso irraggiungibile, ha ripetuto la frase mandata a memoria per replicare all’assedio dei cronisti che chiedevano conto delle sue vacanze, della prolungata assenza in una fase tanto delicata, di un benvenuto in città mai tanto malevolo: «Così come in passato abbiamo cacciato da Roma nazisti e fascisti, ora cacceremo anche i mafiosi». Con il ministro Andrea Orlando a esortare: «Bisogna stare dove si manifestano i fenomeni mafiosi e bisogna starci insieme, uniti, perché da soli non si fa niente, dobbiamo tornare a stare in mezzo alla gente»; mentre Matteo Orfini (il promotore) chiosava: «Per troppo tempo si è detto che a Roma la mafia non c’era e invece c’è e va sconfitta».
Non se l’aspettava, Marino. «Per un po’ sarà meglio ridurre al minimo le sue uscite pubbliche », sibila un uomo dello staff. L’unica speranza appesa al tempo, che fa dimenticare tutto. E ai suoi piani di riscossa: di rinascita di Roma dal degrado e dallo sfregio di Mafia Capitale. Lo dice chiaro l’inquilino del Campidoglio riunendo, alle 4 del pomeriggio, la sua prima giunta politica dopo la pausa estiva. Dopo un gustoso siparietto con annessa strigliata all’assessore anti-romanista Esposito («Limitate le dichiarazioni sulla stampa, abbiamo tutti i riflettori addosso») il sindaco riassume: «Il governo ha accolto tutte le nostre richieste sul Giubileo e adesso ripartiamo ». Dettando le priorità: «Trasporti e pulizia innanzitutto, sui quali dobbiamo raggiungere subito risultati visibili». Oltre, naturalmente, l’organizzazione dell’Anno Santo.
Tema che ieri è stato oggetto di un lungo incontro al Viminale (sebbene più virato sulla sicurezza) tra il ministro Alfano e il prefetto Gabrielli, durante il quale l’ex capo della Protezione civile ha anche illustrato le misure che intende adottare nel suo ruolo di tutor dell’amministrazione comunale contro le infiltrazioni criminali. Una giornata ad altissima tensione. Con Marino l’americano impegnato, fin dal suo sbarco a Fiumicino, a schivare le contestazioni. Consapevole dei rischi. All’arrivo ha chiesto e ottenuto di essere prelevato dall’auto blindata direttamente sulla pista. Poi, per entrare in Campidoglio, ha scelto un ingresso secondario. In piazza, la scorta non l’ha mai mollato. «Ma il tempo mi darà ragione», sussurra lasciando la piazza, inseguito da urla e spintoni.