mercoledì 2 settembre 2015

Repubblica 2.9.15
Il Papa spiazza il governo “Non ci sono le condizioni per un atto di clemenza”
La sorpresa di Palazzo Chigi e via Arenula: “Siamo già intervenuti sui penitenziari
con le misure alternative e la tenuità del reato”
Ma da Pannella a Manconi parte il pressing: “Non si ignorino le sue parole”.
Il no della Lega di Salvini
di Liana Milella


ROMA. Tra palazzo Chigi e ministero della Giustizia lo definiscono «un fulmine a ciel sereno».
«Una vera sorpresa» aggiungono fonti autorevoli dei due palazzi. Perché fino a oggi, nelle pur intense relazioni bilaterali tra il Vaticano e il governo in vista del Giubileo, di un gesto di clemenza verso i detenuti non si era mai parlato.
Neppure durante le trattative con il Guardasigilli Andrea Orlando per preparare una grande manifestazione a piazza San Pietro con un migliaio di detenuti presenti prevista per l’anno prossimo e alla quale il Papa tiene molto. Sarebbe stato il contesto giusto per manifestare la richiesta di clemenza, da tradursi, nella legge italiana, in un’amnistia, che cancella del tutto il reato, o in un indulto, che si limita a eliminare la pena. Gli ultimi nel ‘90 e nel 2006.
Un dettaglio considerato molto rilevante. «Il Papa non si rivolgeva di certo all’Italia, ma a tutto il mondo. Ben diverso dal messaggio di Wojtyla direttamente al nostro Paese nel 2000 e nel 2002» chiosa un Pd vicinissimo a Renzi. Che, sulla praticabilità politica di una clemenza è tranchant: «Non esiste. Questione chiusa. Non c’è alcuna possibilità di aprire una trattativa su amnistia e indulto. Non solo perché non si riuscirebbe mai a raggiungere la maggioranza dei due terzi del Parlamento, ma perché il Pd ha già scelto una linea alternativa sulle carceri».
Ufficialmente, è il responsabile Giustizia del Pd David Ermini a chiudere la porta a qualsiasi querelle: «L’indulto è erga omnes e serve solo ai politici per lavarsi la coscienza. Ma poi, nel giro di pochi anni, il problema del sovraffollamento è punto e a capo». La politica è tutt’altra, misure alternative al carcere, tenuità del fatto e messa in prova, detenzione domiciliare, stop alla carcerazione preventiva facile. Chiosa Ermini: «I nostri interventi vanno esattamente incontro allo spirito delle parole del Papa. Si agevola chi ha mostrato la volontà di cambiare strada».
Il Guardasigilli Orlando non commenta le parole del Papa, ma si affida ai numeri. Diffusi qualche ore dopo l’annuncio del Vaticano. I suoi, sulle carceri, sono positivi. Al 31 luglio i detenuti in cella erano 52.144, cifra ben lontana rispetto a quando l’ex responsabile Giustizia del Pd diventa ministro e si vede precipitare addosso la grana della condanna di Strasburgo a multe milionarie per il sovraffollamento. I detenuti erano allora 62.536, a fronte di 47.709 posti, oggi saliti a 49.655.
L’impegno di Orlando è un’ossessione che lo ha portato a dar vita agli Stati generali dell’esecuzione penale per analizzare da vicino il pianeta carcere.
Due terzi del Parlamento per indulto e amnistia sono tanti. E tanti sono i nemici della clemenza, a fronte degli amici di sempre. Un “nemico” è la Lega, tant’è che Salvini dice subito no perché il suo pensiero «va a tutte le vittime dei reati di quei carcerati». Sul fronte opposto ecco l’instancabile Marco Pannella che ha chiesto un’udienza al Papa Francesco poiché solo lui «rispetto a tutti quelli che potevano, ha fatto vivere e tradotto una realtà che investe l’Italia e gli italiani». Anche il Pd Luigi Manconi, come Patrizio Gonnella di Antigone, chiede che «il Parlamento non ignori le parole del Papa», com’è avvenuto con quelle di Napolitano nel 2013, quando l’ex Capo dello Stato indirizzò un messaggio specifico alle Camere. Ma per tutti parla il ddl sull’amnistia che dall’inizio della legislatura è fermo nella commissione Giustizia del Senato. Dice il presidente Palma: «L’accordo politico non c’è».