mercoledì 2 settembre 2015

Repubblica 2.9.15
L’imprenditore Cucinelli:
“Pechino non è in crisi, si umanizza”
“Pechino vuole rendere sostenibile una crescita esagerata”
intervista di Sara Bennewitz


La sua azienda produce abbigliamento in cachemire
“I cinesi che comprano il lusso sono ricchi veri, non gliene frega nulla di una svalutazione di questo livello”
“L’euro ci consente di esportare moltissimo e il prezzo del petrolio basso ci aiuta ancora”

MILANO. Brunello Cucinelli, da impenditore e esperto della Cina, non è preoccupato per il rallentamento in corso, né per l’impatto che la svalutazione dello yuan avrà sui brand di alta gamma.
La Cina sta frenando la sua crescita, siete preoccupati?
«Conosco la Cina da trent’anni e seguito a pensare che questo mondo rappresenta e rappresenterà per i prossimi decenni una grande crescita culturale ed economica per tutta l’umanità. Questo è il secolo della loro rinascita, come l’Ottocento lo è stato per l’Europa e il Novecento per l’America».
E’ un fatto però che tra svalutazione dello yuan e iniezione di liquidità, la Cina sta correndo ai ripari… «La Cina sta lavorando per governare questa crescita esagerata e renderla sostenibile. Dal 2000 a oggi il Pil fatto 100 è salito a 630, solo lo scorso anno la loro Borsa ha più che raddoppiato. Non credo sia giusto parlare di rallentamento, direi piuttosto di una crescita un po’ più umana».
Quanto fatturate in Cina?
«Per noi come azienda è ancora un piccolo mercato, incluse Hong Kong e Taiwan rappresenta il 6% dei ricavi, ma stiamo avendo una sostenuta crescita, ho l’impressione che i cinesi stiano cercando da noi europei e dagli americani prodotti speciali. Fin da subito abbiamo voluto tenere con la Cina un approccio sobrio, siamo presenti in loco con una decina di negozi perché non volevamo diluire il contenuto del marchio, ma aggiungere un servizio ai nostri clienti cinesi che acquistano un abito a Parigi e hanno bisogno di farselo aggiustare a Shanghai. I cinesi sono un popolo di persone entusiaste, veloci e molto connesse e coloro che appartengono alla fascia più benestante non si preoccupano del prezzo di ciò che comprano, ma dell’esclusività, della qualità e della manualità del prodotto».
E la svalutazione dello yuan non mette in pericolo neppure i viaggi dei cinesi all’estero?
«Tutti amano fare acquisti nelle capitali mondiali del lusso, e questo popolo è particolarmente affascinato dalla cultura europea. Quanto alla svalutazione dello yuan, i cinesi che affollano le località turistiche più esclusive sono ricchi veri, non sono colpiti da un deprezzamento di questa entità».
I cinesi sono talmente affascinati dai brand europei che hanno iniziato a comprare aziende italiane, come Pirelli, i cantieri Ferretti, Krizia… «Se è per quello comprerebbero di tutto. Un amico e cliente di Pechino è venuto a trovarci a Solomeo, voleva una quota del Teatro e che gli mandassimo delle nostre persone per insegargli la nostra cucina. Poi ha ordinato 200 bottiglie di olio e allora gli ho chiesto: che fai le bevi?» Ma quando Italcementi, Indesit e una serie di marchi italiani passano in mani straniere non è allarmante?
«Il fatto è che in Italia abbiamo una marea di belle imprese e ci sta che qualcuna venga venduta. Del resto c’è chi vende in blocco, chi apre il capitale ai fondi, chi si quota, ognuno fa la sua scelta e il suo percorso».
Difficilmente succede il contrario: poche aziende italiane comprano marchi stranieri...
«Perché i brand italiani sono talmente belli che preferiamo investire per far crescere i nostri piuttosto che acquisirne di nuovi all’estero. Qualche caso di acquisizione di successo possiamo però vantarlo anche noi, l’esempio più recente è Yoox che rilevando Net a Porter diventerà il primo gruppo nel suo settore».
Come vede l’andamento economico dell’Italia e del resto del mondo occidentale?
«L’America va benissimo e anche l’Europa, Italia compresa, non va per niente male. L’euro ci consente di esportare moltissimo, il mio stimatissimo Draghi sta immettendo una marea di denari che andranno a finanziare anche le imprese più piccole, il prezzo contenuto del petrolio ci aiuta. Quanto all’Italia, Obama, la Merkel, l’Fmi, la Bce hanno espresso giudizi molto positivi sulle riforme del nostro governo, pertanto sono molto fiducioso.
Previsioni per il futuro?
«Per noi il 2015 sarà un anno bellissimo, nell’ultimo triennio abbiamo effettuato grandi investimenti per creare solide basi per il futuro ed intravediamo un 2016 molto interessante.