sabato 26 settembre 2015

Repubblica 26.9.15
Responsabilità e metodo Perché è indispensabile difendere la buona scienza
di Elena Cattaneo


Questo testo è parte della prefazione di Elena Cattaneo a Cattivi scienziati di Enrico Bucci (Add editore, pagg. 160, euro 14)

Cattivi Scienziati. Un titolo, nella sua sinteticità, può trarre in inganno. Questo libro di Enrico Bucci non parla di Scienziati e di Scienza, ma è una manifestazione dell’amore per la Scienza. Una “dichiarazione per assurdo”, perché fatta non esaltando la bellezza di fare Scienza, ma raccontando esempi di cattive condotte e quindi di ciò che non può essere considerato Scienza. Leggiamo questo libro come un utile e necessario richiamo alla responsabilità sociale della comunità scientifica e alla “tolleranza zero” verso chiunque manipoli i fatti sperimentali per ottenerne benefici personali.
Gli scienziati non possono esimersi dal mettersi in gioco e dal partecipare alla costruzione della società portando la loro voce in ogni dibattito pubblico affinché i fatti documentati e controllabili possano essere esaminati e costituiscano le fondamenta su cui costruire decisioni legislative giuste e nell’interesse pubblico. Per svolgere questo ruolo ogni giorno, c’è la necessità di presentarsi come un modello di comunità fatta di individui che si interrogano e si confrontano pubblicamente, anche aspramente e senza omertà, per il valore delle prove, controllandosi quotidianamente e arricchendo così di controlli e validazioni ogni teoria. Una comunità di pari che non aspetta la pressione di un’opinione pubblica e che nelle sue linee ispiratrici rifugge ogni autoritarismo e gerarchia precostituita, e dove la componente reputazionale, prima ancora di qualsiasi intervento regolatorio pure auspicabile (se ragionevole ed equilibrato), è essenziale perché vi sia la libertà di guardare negli occhi ogni collega e riconoscervi la garanzia che il metodo di lavoro sia quello condiviso, trasparente, intellegibile e verificabile. Nello sforzo scientifico quotidiano non deve mai calare la tensione verso il continuo perfezionamento di questo patto sulle regole che ne sono alla base.
Il metodo scientifico ha dato molto all’umanità, fin dal suo comparire. È stato applicato in moltissimi campi, ed ha consegnato una mole impressionante di fatti e di descrizioni, coerenti tra loro, universali nel linguaggio utilizzato e unificati in un quadro complessivo che, sebbene migliorabile e in continua evoluzione, è di gran lunga la costruzione culturale più impressionante che la nostra specie abbia prodotto. Esso rappresenta anche quel corpus di conoscenze che ci permette di affrontare con successo le piccole e grandi sfide che ci si pongono quotidianamente davanti.
La società deve potere attingere con fiducia a questa conoscenza, conquistata ogni giorno da un innumerevole stuolo di ricercatori di ogni campo nei laboratori di ogni angolo del mondo, i quali sottopongono a esame critico le proprie scoperte, le comunicano e ne rivendicano i meriti pubblicando quei risultati in riviste specializzate. A questo segue il controllo collettivo mondiale della validità di quella pubblicazione, che è quanto di meglio la comunità degli scienziati abbia escogitato per controllare la validità delle proprie scoperte. Una singola pubblicazione, anche se su riviste ad alto impatto, non costruisce di per sé una verità, ma sarà il confronto con altri dati e protocolli, lo scetticismo dei colleghi e la riproducibilità dei risultati, a decretarne il valore conoscitivo e la solidità, oltre a concorrere alla reputazione dello scienziato. Ecco perché mentire e manipolare i dati scientifici non solo è socialmente riprovevole, ma anche stupido. La comunità scientifica nel suo insieme è in grado di individuare, impietosamente, comportamenti abnormi, e può avvalersi oggi di nuovi sistemi di analisi dei dati, automatizzati e sempre più efficienti, supportati dall’indagine umana sui casi meritevoli di interesse. Ecco perché è necessario ribadire, come insisteva già quasi mezzo secolo fa Jacques Monod, che l’etica è intrinseca alla scienza e al metodo scientifico: anche se lo scienziato non giura su una costituzione scritta o su un testo sacro, la sua adesione a una comunità di cittadini liberi e dediti a ricercare come stanno davvero le cose, implica il tacito ma non negoziabile impegno a essere sempre sincero e a riportare e rispettare i fatti, cioè le prove. Se si deroga da questo impegno, ci si colloca automaticamente fuori dal mondo della Scienza.
In definitiva, non esistono i “cattivi scienziati”. Semplicemente costoro non sono scienziati.