sabato 26 settembre 2015

Repubblica 26.9.15
Da Onfray a Sapir, tanti hanno idee vicine a Marine Le Pen
Se la destra seduce i filosofi francesi
di Bernardo Valli


PARIGI È una breccia. Niente di più. Gli intellettuali l’hanno aperta, senza superarla. Ma per il Front National è un varco che può annunciare la fine di un lungo isolamento. Marine Le Pen esulta. Nomi di rilievo del mondo culturale esprimono idee simili o addirittura identiche alle sue. Poco importa che si tengano a distanza.
L’essenziale è che la pensino come lei e lo facciano sapere. Il Front National guadagna elettori (25-30 per cento) e sotto banco non manca di alleati nella destra democratica, ma ufficialmente nella società politica è come se fosse in quarantena. E in particolare lo è per gli intellettuali. La breccia aperta di fatto da alcuni di loro, sia pur fermi nel rifiuto di servirsene, fa intravedere a molti il futuro abbattimento delle barriere tra il movimento di estrema destra, con vecchie tendenze razziste, e l’arco costituzionale, come chiamavamo in Italia lo spazio dei partiti democratici dal quale era escluso l’Msi neofascista.
Un’intervista e la polemica che ne è seguita hanno sottolineato quella che può essere considerata, tenendo conto del ruolo tradizionale degli intellettuali in Francia, una svolta cultural-politica. Ne è stato il protagonista Michel Onfray, 56 anni, fondatore dell’Università popolare di Caen,in Normandia. Autore di successo, almeno sessanta pubblicazioni, in cui propone tra l’altro una teoria dell’edonismo, analizza il rapporto tra edonismo etico e anarchia politica, e tocca tanti altri temi. Dai quali, come si legge nel suo sito, scaturiscono risposte in cui si intravede un percorso con tante deviazioni: il vitalismo libertino, l’etica immanente, l’individualismo libertario, il filosofo artista, il nietzschismo di sinistra, l’estetica generalizzata, il materialismo sensualista, il libertinaggio solare, la soggettività pagana, il corpo faustiano… Per i suoi scritti, la sua erudizione, le sue polemiche, la vivacità del suo linguaggio, costellato di provocazioni e a volte di insulti (ha dato del cretino al primo ministro Manuel Valls), Michel Onfray è considerato il filosofo più popolare di Francia, che non significa il più autorevole. Nell’intervista sul Figaro dell’11 settembre, Onfray ha invocato “il popolo francese disprezzato” da chi governa, mentre “le popolazioni straniere” sono accolte nei telegiornali delle 20. L’accenno ai profughi era evidente; e quando ha aggiunto che la presidente del Front National “parla” al popolo, al contrario delle élites socialiste al potere, è apparso un omaggio a Marine Le Pen.
All’accusa di essere un alleato oggettivo del Front National perché è al tempo stesso contro l’euro e l’Europa e apparentemente anche contro l’immigrazione araba, il filosofo si è infuriato. Ha proclamato il suo ateismo, la sua avversione alla pena di morte, la sua difesa dell’aborto e dei matrimoni gay, la sua difesa del socialismo libertario, e il suo contributo per aiutare i profughi, tutte posizioni escluse dal movimento di estrema destra. Dunque Marine Le Pen può esprimere soddisfazione per i suoi propositi, ma lui, Onfray, non ha nulla a che fare con il Front National.
L’ economista Jacques Sapir, sempre in un’intervista al Figaro , il mese precedente, il 21 agosto, è andato oltre. Lui si è infilato a metà strada nella breccia. Ritenuto vicino al Front de Gauche (estrema sinistra) Sapir ha lanciato l’idea di formare un “ fronte di liberazione nazionale” contro l’euro, al quale l’FN di Marine Le Pen avrebbe il diritto di partecipare. Infine un intellettuale di rilievo, qual è Sapir, sdoganava apertamente il movimento d’estrema destra. Ed è stata rispolverata l’idea di un’alleanza obiettiva tra i due estremismi della società politica francese. Entrambi sono infatti contro l’euro e l’Europa, ma l’estrema sinistra non è contro gli immigrati. Una differenza essenziale. Michel Onfray non si è spinto lontano come Sapir, ma come Sapir si richiama al “souverainisme de gauche”: vale a dire che sostiene, lui dice da sinistra, la piena sovranità della nazione, fuori dai vincoli europei che impedirebbero la giustizia sociale. Affiancando giustizia sociale e nazionalismo, Onfray non arriva a prospettare un’alleanza tattica col FN come fa Sapir, ma nonostante i dinieghi che seguono le dichiarazioni dà a molti l’impressione che si muova di fatto nella stessa direzione.
La figura dell’intellettuale nasce in Francia con Emile Zola, al momento dell’affare Dreyfus, sulle radici dell’Illuminismo. Voltaire, ad esempio, che si batte per la riabilitazione di Jean Calas, mercante protestante giudicato e giustiziato perché ritenuto colpevole a torto di avere assassinato il figlio per impedirgli di convertirsi al cattolicesimo. La tradizionale figura dell’intellettuale era l’espressione della ragione repubblicana opposta ai pregiudizi razziali e al nazionalismo. O era immaginata in questo ruolo. Julien Benda ( La trahison des clercs , 1927) descrive il tradimento degli intellettuali che tra le due guerre, dopo quella del ’14-‘18 e nell’attesa di quella del ’39-’45, in preda alle passioni abbracciano le cause più disparate, dalla monarchia al nazionalismo, dal pacifismo al comunismo. La figura dell’intellettuale universale che affronta tutti i problemi ed emette giudizi, trionfa poi nel dopoguerra a sinistra con l’utopista Jean-Paul Sartre ma anche in campo liberale con lo scettico Raymond Aron e con François Furet, cultore di Tocqueville. Questi due ultimi con meno clamore di Sartre.
La complessa società d’oggi ha amputato l’intellettuale dell’aggettivo universale. Michel Foucault lo aveva capito e si è impegnato su temi precisi: la giustizia, la sessualità, la linguistica… Negli ultimi anni si è precisata una corrente intellettuale che difende la coesione nazionale, che vede nelle minoranze culturali (in particolare quella musulmana) una minaccia a quell’integrità che considera essenziale l’identità francese ed è animata dal sentimento che essa sia una nozione fissa e immutabile. Capita che questa corrente si appropri con disinvoltura di Albert Camus opponendolo a Sartre, con il quale l’autore de Lo Straniero ebbe in vita una polemica, dopo essere stato un amico. Régis Debray, ex compagno di Che Guevara e per un breve periodo consigliere di François Mitterrand, è il personaggio simbolo di quella che viene definita dai critici più severi “retroguardia conservatrice”. Michel Onfray si dice invece l’espressione di una sinistra libertaria. E questa sinistra si riunirà il 20 ottobre alla Mutualité per difenderlo dalle accuse che gli sono state rivolte. E alla riunione dovrebbero essere presenti: Régis Debray, Alain Finkielkraut, Jean François Kahn, Jean-Pierre Le Goff. L’ Europa sarà sul banco degli imputati. E con l’Europa l’immigrazione che la deturpa.