giovedì 24 settembre 2015

Repubblica 24.9.15
Primo via libera allo “Ius soli”
Accordo in commissione Affari costituzionali della Camera sulla riforma della cittadinanza
Ma ci sono nuovi vincoli legati al permesso di soggiorno dei genitori e alla frequenza di un ciclo scolastico
Critiche da Sel: “Compromesso al ribasso”. La Lega promette battaglia per non far approvare il testo in Aula
di Vladimiro Polchi


ROMA Primo via libera alla riforma della cittadinanza. Si sblocca l’impasse in commissione Affari costituzionali della Camera sul cosiddetto “ius soli soft”, grazie a un accordo tra la maggioranza. Impantanata da tempo in Parlamento e bersagliata da centinaia di emendamenti, la nuova cittadinanza fa dunque un passo avanti. Chi nasce in Italia sarà italiano? Dipende. Due emendamenti, presentati da Scelta civica e Ncd, pongono infatti nuovi vincoli: obbligo della frequenza di un ciclo scolastico e genitori con permesso di soggiorno di lunga durata.
La platea potenziale dei beneficiari della riforma è enorme: i minorenni stranieri oggi in Italia sono oltre 1 milione e ben 925.569 hanno una cittadinanza non comunitaria. Ma le nuove norme pongono limiti che rischiano di restringere il numero di bambini che potranno “vincere” un passaporto italiano. Il testo unificato mette infatti assieme i principi dello “ius soli temperato” e dello “ius culturae”. Cosa ne esce?
I bambini nati in Italia da genitori immigrati e tutti gli altri minorenni stranieri avranno finalmente un percorso agevolato, non senza alcuni paletti. L’accordo raggiunto dalla maggioranza modifica il testo base della relatrice Marilena Fabbri (Pd) e spinge il ddl verso la discussione in Aula già la prossima settimana. L’intesa si basa su due emendamenti, che introducono nuovi obblighi: la frequenza di un ciclo scolastico di almeno 5 anni da parte del bambino straniero nato in Italia (nel caso in cui la frequenza riguardi le scuole elementari, si dovrà aver superato l’esame finale) o il possesso da parte di uno dei genitori del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. I minori nati in Italia senza questi requisiti, e quelli arrivati in Italia sotto i 12 anni, potranno comunque ottenere la cittadinanza se avranno «frequentato regolarmente, per almeno cinque anni istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale». Infine i ragazzi arrivati tra i 12 e i 18 anni potranno avere la cittadinanza dopo aver risieduto nel Paese per almeno sei anni e aver frequentato «un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo».
Soddisfatta la maggioranza. Per il parlamentare Pd, Khalid Chaouki, si tratta di «una riforma importante per il futuro dell’Italia, che andava condivisa con il numero più ampio di forze politiche». Critiche, invece, da parte di Sel: «Un compromesso al ribasso — sostiene la deputata Celeste Costantino — che renderà più complicato richiedere la cittadinanza ». Promette battaglia il Carroccio: «Faremo battaglia in Aula — annuncia il leghista Cristian Invernizzi — per non far approvare il testo».