giovedì 24 settembre 2015

Il Fatto 23.9.15
Juncker: “Se ne accogliamo solo 120mila siamo ridicoli”
“Cifra minima rispetto all’emergenza” Ue, sì ai rifugiati. “Ma siamo ridicoli”
di Andrea Valdambrini


La distribuzione dei migranti sulla base di quote tra gli Stati dell’Unione passa attraverso gli hotspot. È questa la parola magica della politica europea. Oggi a Bruxelles, i capi di Stato e di governo dei 28 paesi si riuniscono per un vertice straordinario, convocato con pochi giorni di anticipo dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Sul tavolo i nodi che si trascinano ormai da mesi e su cui i ministri degli Interni ieri hanno preso decisioni importanti. Con un voto a maggioranza, a cui si sono opposte Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre la Finlandia si è astenuta, è stata approvata la ripartizione di 120.000 migranti in arrivo in Grecia e Italia (anche se non dall’Ungheria, come era previsto in un primo momento). Il presidente della Commissione Juncker aveva lanciato un appello alla solidarietà, che sembra essere stato raccolto almeno sulla carta. “Se litighiamo per accoglierne solo questo numero, siamo ridicoli”, ha detto Juncker, ricordando che Giordania e Libano ospitano milioni di profughi. “120.000 in due anni è una cifra insufficiente. Le stime andranno riviste al più presto”, ha avvertito la portavoce Unhcr per l’Italia Carlotta Sami. Quanto agli hotspot, la parola d’ordine, dettata sostanzialmente dalla Merkel, è creare un meccanismo più eficiente per l’identificazione dei migranti che faciliti il riconoscimento dello status: richiedenti asilo o cosiddetti migranti economici. “In teoria i migranti dovrebbero già ora restare nella struttura di arrivo per un massimo di 4872 ore”, spiega l’eurodeputatosiciliano Ignazio Corrao. “In realtà c’è chi è nel limbo da 2 anni”. GLI HOTSPOT SONO PREVISTI nei 3 punti di maggior arrivo dell’area Schengen: Ungheria, Grecia e Italia. Da noi saranno usati i Centri d’identificazione ed espulsione (Cie) di Trapani, Pozzallo, Augusta, Lampedusa e il Centro per il soccorso e l’accoglienza di Porto Empedocle. Tutte le operazioni saranno svolte dalle autorità nazionali insieme ad agenzie europee. La preoccupazione, anche dopo l’ok che verrà dato oggi dai leader Ue, è nelle procedure all’interno degli hotspot. “Nulla garantisce che la burocrazia europea (Frontex, etc) sia davvero più efficace di quella nazionale”, osserva l’europarlamentare M5S Laura Ferrara. “E nessuno ha chiarito cosa succede ai migranti che non hanno diritto alla protezione. Vengono rimpatriati? E come si fa in assenza di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza? ”. L’hotspot rischia così di essere un nome senza sostanza. “Perciò chiediamo che il processo si sposti presso ambasciate e centri più vicini ai luoghi di partenza dei richiedenti asilo”, conclude Ferrara. Intanto in Francia è stato pubblicata una guida del Routard di 90 pagine illustrate e senza parole, che verrà distribuito gratuitamente per aiutare i migranti nelle necessità più elementari del loro viaggio forzato.