sabato 19 settembre 2015

Repubblica 19.9.15
Il filo spinato “made in Spain”
di Alessandro Oppes


MADRID Un muro “made in Spain”. La speranza di migliaia di profughi siriani di superare il confine ungherese s’infrange davanti a un filo spinato di produzione andalusa: 175 chilometri di rete metallica dispiegati dal governo Orbán lungo la frontiera con la Serbia. Un grande affare per la ditta European Security Fencing (Esf), Grupo Salazar, con sede a Malaga, sulla Costa del Sol. La cosa sarebbe passata inosservata se l’azienda non avesse diffuso un trionfale tweet: «Da qui al resto d’Europa! Il 100 per cento del filo spinato in Europa proviene dalla nostra fabbrica». Apriti cielo: sulla rete sociale è piovuta una valanga d’insulti che ha costretto immediatamente Esf a chiudere l’account.
Business is business. Ma la sofferenza dei disperati in fuga dalla guerra sembra incompatibile con l’entusiasmo di un’azienda che si definisce “leader nella fabbricazione di elementi di alta sicurezza passiva”.
In più, il tipo di rete destinato al committente ungherese è lo stesso, terribile “modello 22” già acquistato tra enormi polemiche dal governo spagnolo nel tentativo di rendere invalicabile il triplo muro di protezione innalzato alla frontiera di Melilla, che ogni giorno tentano di passare decine di migranti dell’Africa subsahariana: un filo “arricchito” con lamette che dovrebbero servire da deterrente e che provocano a chi rimane impigliato nella rete profonde ferite.