Repubblica 17.9.15
Hanif Kureishi
“Basta con i muri tradiscono i valori della democrazia”
Lo scrittore inglese di origine pachistana: “Siamo un popolo di profughi,ma con la memoria corta”
intervista di Enrico Franceschini
LONDRA «Viviamo in un mondo di migranti, in cui non si possono più alzare muri», dice Hanif Kureishi. Davanti alla tragedia dei profughi, il grande scrittore, drammaturgo e cineasta inglese di origine paCHistana ha una speranza: «Che l’Europa non tradisca i suoi valori”. Altrimenti, afferma l’autore di
Il budda delle periferie e tanti altri romanzi, c’è il rischio non solo di prolungare le sofferenze dei rifugiati ma anche che l’idea di un’Europa unita non sopravviva.
Eppure i muri si rialzano e la polizia ungherese rimanda indietro i migranti con gas lacrimogeni e idranti.
«Spettacoli che dovrebbero ripugnare a ogni europeo e che certamente indignano me e la mia famiglia».
Pensa che le cose possano cambiare?
«Per carattere sono pessimista. Eppure qualche ragione di ottimismo la trovo».
Per esempio?
«Il primo gesto del nuovo leader laburista, Jeremy Corbyn, è stato di andare a una manifestazione a Trafalgar Square a sostegno dei migranti. E anche nel resto del continente si sentono voci e appelli alla solidarietà, da parte di privati se non sempre da parte di politici e governi».
Come va affrontata secondo lei questa storia?
«È una tragedia che dovrebbe essere affrontata soltanto con la compassione. È incredibile come l’Europa abbia la memoria corta. Ci sono stati milioni di profughi da un capo all’altro del continente dopo la seconda guerra mondiale. E migranti che sono partiti da ancora più lontano per arrivare in Europa o in America. Io stesso sono figlio di migranti sbarcati in Inghilterra nella speranza di un futuro migliore. Per questo per un europeo dovrebbe essere istintivo provare solidarietà per i migranti odierni».
Ma l’Europa ha paura di essere travolta, teme che ne arrivino troppi… «L’Europa dovrebbe chiedersi perché i migranti siriani, mediorientali, africani, vogliono scappare qui da noi. E la risposta è semplice: perché offriamo una società più giusta, più umana, più democratica e solidale. Questi sono i valori che hanno fatto l’Unione Europea, l’idea di Europa unita. Se chiudiamo la porta ai migranti sarebbe come rinnegare tali valori. Sarebbe la fine per l’Europa unita. Non penso che la Ue potrà sopravvivere, se non trova la soluzione giusta a questa crisi».
Ci è voluta l’immagine di un bambino affogato su una spiaggia per fare cambiare un po’ atteggiamento all’Europa?
«Di immagini atroci ne abbiamo viste tante. Forse sono servite a smuovere la Merkel, mi fa piacere che la Germania abbia dimostrato, almeno inizialmente, maggiore generosità. Ma non hanno avuto effetto sull’Ungheria».
Anche l’Italia è investita in pieno dal problema dei migranti.
«Il vostro paese ha esportato emigranti per anni, decenni, forse per un secolo. Adesso li importa. Avete bisogno di forze nuove, i migranti serviranno a rigenerare l’Italia, diventeranno una risorsa per la vostra economia, come lo sono dovunque. Quello che ha detto l’altro giorno Obama, “il nostro paese è stato fondato dagli emigranti”, vale in diversa misura per tutti».
Anche per la Gran Bretagna?
«Sicuramente e la mia famiglia, come tutta la grande minoranza indopachistana che vive nel Regno Unito, ne è la prova. Il boom di Londra è il risultato della mescolanza di etnie e culture. Senza gli immigrati sarebbe una città spenta, in declino. I partiti populisti e xenofobi che dipingono l’immigrazione come un’invasione silenziosa e pericolosa solleticano soltanto l’isterismo dei male informati. Tutti gli studi dimostrano che l’immigrazione porta reddito, sotto forma di tasse, crea lavoro e ricchezza, dà dinamismo. Londra non potrebbe funzionare senza gli immigrati, che sono dovunque, negli ospedali, nel commercio, nelle professioni, nelle arti».
Ma il premier conservatore Cameron dice che il problema andrebbe risolto alla fonte, che non basta accogliere migranti, bisogna dare stabilità e speranza nel futuro ai paesi da cui essi fuggono.
«Sono d’accordissimo e aspetto di vedere cosa faranno Cameron e gli altri leader europei per ridare stabilità alla Siria, dopo che la politica estera occidentale è stata causa di instabilità in tutto il Medio Oriente per un secolo, fino al folle piano di Bush e Blair di bombardare l’Iraq per rovesciare un dittatore e poi accorgersi che dopo la sua caduta ne sono sorti di più di prima. La verità è un’altra, però: viviamo in un mondo di migranti, un mondo globale senza frontiere, in cui non si possono più alzare muri e chiudere porte. Da questo dipende la nostra umanità e il nostro futuro».