mercoledì 16 settembre 2015

Repubblica 16.9.15
Daniel Pipes
“È un luogo carico di tensioni si rischia una nuova Intifada”
di Arturo Zampaglione


NEW YORK Daniel Pipes vede due rischi nelle violenze proseguite ieri, per il terzo giorno consecutivo, attorno alla moschea Al Aqsa di Gerusalemme: «Il primo – spiega il saggista e direttore del Middle East Forum, un think tank conservatore - è che si scateni una nuova Intifada, proprio come accadde nel settembre del 2000. Il secondo è che Israele decida di voltare pagina dopo mezzo secolo, prendendo il controllo diretto del Monte del Tempio, finora affidato alle autorità musulmane e alla Giordania».
Non pensa che una mossa simile porterebbe a violenze ancora maggiori?
«Facciamo un passo indietro: fu Moshe Dayan, allora ministro della Difesa, a decidere nel giugno 1967, in modo unilaterale e quasi intuitivo, che la Spianata delle Moschee sarebbe stata gestita dai musulmani. E così è stato per 48 anni, con la Giordania che ha sempre pagato i salari dei dipendenti e la manutenzione del luogo. Ma in Israele c’è una crescente irritazione, soprattutto per gli scontri ricorrenti, per le condizioni in cui versa il sito e per le angherie cui spesso vengono sottoposti gli ebrei».
Che cosa potrebbe fare Netanyahu?
«Cambiare rotta e ridare al governo israeliano il controllo su tutta la Spianata, con l’unica eccezione della Moschea Al Aqsa. Certo, il luogo è carico di valori emotivi e simbolici per tutte le grandi religioni, e quindi sarebbe necessario un confronto internazionale intelligente e pacato».
Ma è possibile? Non sarebbe inaccettabile per i musulmani?
«Non sarebbe facile. D’altra parte da lì sono sempre partite tante ondate di violenza. Per chi vuole far esplodere Gaza e la Cisgiordania il modo più sicuro è cominciare con gli scontri nel Monte del Tempio».
Pensa veramente che dietro agli ultimi avvenimenti ci sia un piano dei palestinesi?
«Nell’autunno del 2000, come abbiamo scoperto in seguito, c’era un progetto segreto di questo genere. Adesso, è difficile dirlo».