martedì 15 settembre 2015

Repubblica 15.9.15
“Nel Cortile di Francesco dialogheranno le differenze”
Il Cardinale Ravasi spiega l’evento in programma ad Assisi dal 23 al 27 settembre
“Al centro del dibattito ci sarà la parola umanità: coinvolgeremo la politica”
di Paolo Rodari


CITTÀ DEL VATICANO Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, della Pontificia commissione di archeologia sacra e del Consiglio di coordinamento fra accademie pontificie, collabora fin dalla fondazione col Cortile dei Gentili, la “struttura vaticana creata per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti”.
Eminenza, è tutto pronto per il Cortile di Francesco l’evento dedicato all’umanità che si terrà ad Assisi dal 23 al 27 settembre. Cinque giorni di incontri, conferenze e workshop con personalità della società civile, della cultura, della politica e dell’arte, ma anche tanti uomini e donne pronti ad ascoltare e a dialogare tra loro sul tema dell’umanità. Quale il significato di questo nuovo appuntamento?
«In origine il Cortile dei Gentili, collocato nell’area dell’antico tempio di Gerusalemme, era uno spazio aperto ove gli sguardi di persone molto diverse tra loro – sia pure a distanza – s’incrociavano, qualche frase veniva reciprocamente scambiata, i volti rivelavano che alla fine tutti erano simili tra loro. Sede del dialogo tra credenti e non credenti, da qualche anno il Cortile si è impiantato in tante città del mondo. Ora, per la seconda volta, dopo l’esperienza grandiosa del 2012, approda ad Assisi, ove diventa spontaneamente il Cortile di Francesco, l’uomo che non ha temuto di dialogare col sultano d’Egitto, di abbracciare un lebbroso, di coinvolgere il creato in un canto corale. Ad Assisi affluiranno personalità politiche istituzionali, intellettuali, artisti ma anche tanti uomini e donne pronti ad ascoltare e a parlare. Qui, sia pure in eventi e spazi segnati da simboli e temi molteplici, tutti ritroveranno la propria identità profonda al di là delle differenze di fede, di idee, di comportamenti, di appartenenze politiche e sociali».
Quale parola dominerà la scena?
«Al centro vi sarà la parola “umanità” nel suo duplice valore. Da un lato, essa ci ricorda che noi tutti siamo figli di Adamo, quindi membri della stessa famiglia, legati da una comune fraternità tra noi e con la terra che ci ospita e ci nutre. Pensiamo a che cosa vuol dire tutto ciò anche solo dal punto di vista del tema della bipolarità sessuale. Oppure il problema del razzismo. Pensiamo anche la fondamentalismo. D’altro lato, “umanità” in senso metaforico significa carità, misericordia, compassione, tenerezza, virtù che dobbiamo far brillare di nuovo per convivere in serenità, l’uno accanto all’altro. Un aspetto, quest’ultimo, altrettanto rilevante se pensiamo ai nostri giorni, alla situazione in cui si trova a vivere l’Europa».
Il Cortile dei Gentili è nato come risposta al discorso ispiratore di Benedetto XVI datato 21 dicembre 2009. Ultimamente, anche Papa Francesco ha ribadito l’estrema importanza, per la Chiesa, di questo dialogo.
«Il Cortile è forse stata la cosa più francescana del pontificato benedettino. Tutte le volte che incontravo Joseph Ratzinger quando era Papa – ogni tanto lo vedo anche oggi e fra non molto sarò all’inaugurazione della biblioteca a lui dedicata al Collegio Teutonico – la prima domanda che mi ha sempre fatto ha riguardato il Cortile. Ha sempre voluto sapere come andasse, dimostrandosi lui stesso stupito del successo che l’iniziativa ha avuto in tutto il mondo, ad esempio negli Stati Uniti, a Berlino, a Praga. Oggi il Cortile è anche favorito, in continuità con Benedetto XVI, dall’arrivo di Francesco che ci ha incoraggiati a proseguire».
Come ha ricordato padre Mauro Gambetti, custode del Sacro convento di Assisi, l’anima ispiratrice del Cortile è il riconoscimento e lo stupore di quello che l’altro è, pensa e vive.
«La concreta rappresentazione dell’umanità è fatta attraverso una serie di capitoli. Ad esempio il tema della dignità umana (lavoro, migrazioni, la guerra, il fondamentalismo, il mondo in diaspora, il confronto tra occidente e islam). Questa volta è stata coinvolta anche in modo importante la politica, con l’invito a ministre donne (Maria Elena Boschi e Roberta Pinotti). Lo sguardo femminile è per noi un appuntamento non rituale».
Oliviero Toscani, che sarà presente ad Assisi, ha detto che ciò che farà ad Assisi sarà dire ai ragazzi che hanno una grande possibilità, una grande opportunità: «Oggi tutti sanno fotografare, tutti sanno scrivere, ma essere testimoni di ciò che vorrebbero migliorare significa non solamente guardare, ma vedere. Non giudicare, ma riportare.
Per essere così testimoni del loro tempo».
«Vedere e non soltanto guardare è cosa non facile. Toscani con le sue foto lo fa benissimo. Quando è venuto a presentarmi le sue foto mi ha veramente colpito. Ritraggono volti non in posa e riescono in modo geniale a farti capire attraverso dei semplici volti fino in fondo una persona, una religione, un’etnia».