sabato 12 settembre 2015

Repubblica 12.9.15
Firenze, l’ultima beffa
Alla Biblioteca nazionale manca il personale e il ministero lo dimezza
La carenza di lavoratori ha imposto di introdurre un orario ridotto
E ora il Mibact ha stabilito per legge che non sono più necessari
di Tomaso Montanari


LE nuove piante organiche del Ministero per i Beni Culturali condannano la più importante biblioteca del Paese: la Nazionale Centrale di Firenze, l’«unica — come si legge perfino sul suo account twitter — che può documentare nella sua interezza lo svolgersi della vita culturale della Nazione».
Fino ad agosto, la pianta organica della Biblioteca prevedeva 334 posti. Una cifra appropriata: la Nazionale di Francia — per esempio — ne ha 1.414 (più 660 non titolari). Ma se consideriamo che quella di Firenze possiede 6,5 milioni di libri, contro i 31 milioni francesi, i conti tornano.
Il problema è che da molto tempo quell’organico non era coperto. Nel 2001 l’allora direttrice Antonia Ida Fontana spiegava che la chiusura di molte sale e l’orario ridotto erano dovuti alle carenze di personale: e in quel felice momento c’erano ben 270 dipendenti. Oggi, invece, siamo a 165. E infatti la Biblioteca è in caduta libera. Pochi giorni fa i lettori sono stati accolti da un avviso che annunciava una drastica riduzione degli orari. L’unica novità era la franchezza con cui un avviso su carta intestata del Mibact indicava le cause politiche del disastro: «Si informano i gentili utenti che, a causa della continua diminuzione di personale che non consente il regolare svolgimento del servizio, da lunedì 31 agosto 2015 fino all’arrivo dei giovani del Servizio Civile Regionale, previsto per il mese di ottobre, la distribuzione del materiale moderno a stampa sarà effettuata secondo il seguente orario... Ci scusiamo per il disagio, causato indipendentemente dalla nostra volontà». Il diffuso sconcerto provocato da questa inedita ammissione di fallimento ha provocato non la soluzione del problema, ma l’immediata sostituzione dell’avviso.
Nello scorso aprile due interrogazioni parlamentari (di Miguel Gotor al Senato, di Maria Chiara Carrozza alla Camera) chiedevano cosa intendesse fare Franceschini «affinché la Biblioteca nazionale centrale di Firenze possa riprendere in pieno la sua funzione e garantire il servizio previsto dallo statuto»: visto che, appunto, «il personale addetto alla distribuzione e al funzionamento si è ridotto a 165 unità, mentre la pianta organica ne prevederebbe 334».
La risposta arriva ora, ed è la più surreale possibile: le nuove piante organiche del Mibact assegnano alla Nazionale di Firenze 170 posti invece di 334. E dunque — colpo di scena — non è più possibile dire che sia sotto organico. Geniale, no? Abbassare l’organico invece di assumere è come alzare il livello della diossina tollerabile nel cibo (lo fece Berlusconi nel 2007), o truccare il termometro per curare la febbre. Nemmeno Bondi o Galan erano arrivati a tanto: perché un conto è non riuscire ad assumere i giovani necessari per far vivere il nostro patrimonio culturale, altro conto è stabilire per legge che non sono più necessari. Questa è una pietra tombale su ogni futuro possibile.
E non vale solo per la Nazionale di Firenze: fino ad agosto l’organico teorico di tutto il Mibact era di 25.175 unità, di cui in servizio solo 17.700 (con l’età media di 55 anni!). Ora, le piante decretate da Franceschini abbassano il fabbisogno globale a 19.050: una specie di condanna a morte per fame del patrimonio culturale. L’idea reaganiana di «affamare la bestia» ha infine condotto al funerale della bestia stessa.
Certo, alla Nazionale di Firenze è andata particolarmente male: il taglio è stato del 50 per cento. Ma, si sa, nell’età dello storytelling le biblioteche non appaiono utili: o almeno non tutte. A giugno Franceschini annunciò infatti la creazione della Biblioteca Nazionale dell’Inedito: a organico zero, si suppone.