Repubblica 12.9.15
Le tre ipotesi con l’Italicum
Dem in vantaggio nei ballottaggi è sfida con Grillo
di robertpo Biorcio e Fabio Bordignon
ROMA. L’Italicum ancora non c’è: entrerà in vigore alla metà del 2016, e solo per la Camera. Tuttavia, salvo improvvise accelerazioni elettorali, sarà il nuovo sistema a decretare il vincitore delle prossime consultazioni. Per questo è utile interrogarsi fin d’ora sull’esito dell’eventuale ballottaggio, formulando diverse ipotesi di confronto “a due”.
Il Pd è oggi lontano dalla soglia del 40%, utile a “evitare” il secondo turno. Il M5s è, di gran lunga, favorito per conquistare la seconda piazza. Dunque, in base alle regole dell’Italicum, ballottaggio tra il partito di Renzi e quello di Grillo (e Di Maio). Risultato: Pd al 53.4%, M5s al 46.6%. Sette punti di distacco: abbastanza, ma non tanto da far dormire sonni tranquilli al premier-segretario. In questo scenario, il Pd sarebbe penalizzato dalle scelte di molti elettori di destra (oltre il 50%, nel caso della Lega) pronti a dirottare le proprie preferenze sul M5s. Oltre a fare il pieno di voti (70%) nel bacino centrista, il maggiore partito riuscirebbe ad attrarre la maggioranza (relativa) della sinistra radicale e dei forzisti. Il M5s prevarrebbe, però, fra gli under-45 e nelle categorie sociali più in sofferenza (disoccupati, operai, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori). Il partito di Renzi, per contro, staccherebbe gli avversari tra gli anziani, i pensionati e le casalinghe.
Molto più netto, sulla base dei test condotti da Demos, l’esito di uno “spareggio” tra Pd (62.7%) e Lega (37.3%). In questo caso, il partito di Salvini pagherebbe anzitutto le esitazioni di molti elettori di FI: più di quattro su dieci, di fronte all’ipotesi di uno schieramento a trazione leghista, si dicono pronti a confluire nell’area renziana. Nei ballottaggi che non lo vedono protagonista, l’elettorato 5 stelle tende a sua volta a dividersi: un quinto si asterrebbe; la porzione rimanente propenderebbe (ma di poco) per il Pd.
L’ultimo scenario testato prevede il confronto tra il Pd e una lista unitaria formata dai due maggiori partiti di centro-destra: cartello del tutto ipotetico, ancora privo di nome e leadership. Una alleanza forza-leghista potrebbe, ciò nondimeno, ricompattare il bacino di centro- destra (anche se oltre il 40% dell’elettorato Ncd resterebbe fedele al patto di governo con il Pd). Si riprodurrebbe, in parte, la tradizionale competizione fra centro-destra e centro-sinistra, che si aggiudicherebbe il ballottaggio con il 53.9%. La lista di centro-destra otterrebbe il 46.1%, prevalendo tra gli elettori che si collocano a destra del centro, nelle categorie del lavoro autonomo e tra gli imprenditori. Propendono invece per il Pd le aree che vanno dal centro alla sinistra e, in generale, le fasce più istruite della popolazione. In tutti i più verosimili scenari di ballottaggio, dunque, il Pd partirebbe oggi in vantaggio. Ma, sia nel confronto con il M5s sia in quello con una lista di centro- destra, il margine sarebbe esiguo. Al punto da rendere per ora azzardata qualsiasi previsione.