lunedì 7 settembre 2015

La Stampa 7.9.15
Scelta realista e pragmatica. La Merkel non è cambiata
Immigrati giovani e istruiti servono all’economia
di T. Mas.


Quando Jean-Claude Juncker ha ricevuto giovedì scorso la drammatica lettera di Angela Merkel e François Hollande che esprimeva l’urgenza che l’Europa adotti «un meccanismo permanente e vincolante per la redistribuzione dei rifugiati» deve essergli scappata una risata. È la stessa proposta che il presidente della Commissione Ue ha avanzato mesi fa ai governi della Ue: un sistema di quote obbligatorie. Una proposta affossata, di fatto, dalla cancelliera, dopo mesi di tentennamenti e mancate prese di posizione che hanno portato al drammatico e fallimentare vertice europeo di luglio. E oggi la Kanzlerin ripropone le quote come se fossero una sua idea.
Lo schiaffo a Juncker
Chi ha frettolosamente creduto di riconoscere nella «Fluechtlingskanzlerin», la «cancelliera dei profughi», come è stata ribattezzata, una nuova Merkel, sbaglia. Un conto è se la proposta delle quote viene da Bruxelles, un conto è se la paternità è della cancelliera, che nei prossimi giorni continuerà prevedibilmente a guidare saldamente il negoziato e sfodererà anche la sua proverbiale capacità di mediazione con i rivoltosi Paesi dell’Est. Merkel ha riacchiappato, anche sul tema dell’immigrazione, la leadership che Juncker aveva rischiato di scipparle. Ma Merkel è sempre Merkel.
Ieri sera, non a caso, ha affrontato un drammatico vertice di maggioranza con l’ala bavarese del suo partito in aperta ribellione con la generosità mostrata dal governo sui rifugiati (anche la Csu è sempre la Csu). Molti dimenticano che la Germania ha una lunga tradizione di accoglienza - ne sa qualcosa anche l’Italia. Ma gli ottocentomila profughi che si prepara ad assorbire sono un numero che agita la parte più conservatrice del suo elettorato e del suo partito, anche per le manifestazioni di intolleranza che si moltiplicano nel Paese.
Politiche razionali
La cancelliera, però, ha dalla sua i numeri. Anche in questo, Merkel è sempre Merkel. Affronta il problema dell’immigrazione con il tipico pragmatismo. Primo, come ha ricordato ieri la ministra del Lavoro, Andrea Nahles, c’è il problema dello «sviluppo demografico». I tedeschi fanno pochi figli e considerano da sempre l’immigrazione come una salvezza. Secondo, come ha ricordato ieri il capo di Daimler, Dieter Zetsche, i giovani che arrivano in queste ore drammatiche dal Medio Oriente «sono giovani, ben istruiti e molto motivati: esattamente ciò di cui abbiamo bisogno». E qui sta il secondo segreto delle politiche per l’immigrazione targate Merkel: sono razionali. Stanno portando avanti una stretta sui migranti provenienti dai Balcani occidentali e privilegiando l’accoglienza dei profughi siriani perché dal Paese di Assad sta scappando una classe media, istruita, molto più funzionale all’industria avanzata tedesca dei migranti che provengono dall’Albania o dalla Serbia .
Infine, mentre si festeggia il nuovo corso tedesco che imprimerà auspicabilmente una svolta alle politiche europee, molti dimenticano che prima di arrivare a una discussione seria sono passati nove lunghissimi mesi che sono costati migliaia di vittime nel Mediterraneo e lungo i Balcani. In questo, però, Merkel non ha colpe. In questo, purtroppo, l’Europa è sempre l’Europa. [t. mas. ]