La Stampa 4.9.15
Tra i profughi e gli angeli
il mix di Torino Spiritualità
Presentata l’undicesima edizione della rassegna, al via il 23 settembre Centocinquanta celebrità si confronteranno sull’impasto umano
di Mario Baudino
Armando Buonaiuto, responsabile del programma, sceglie Pico della Mirandola e W. H. Auden per illustrare Torino Spiritualità, che dal 23 al 27 settembre porta in città, fra chiese piazze e teatri, la sua undicesima edizione: «Quando, alla fine, venne una creatura bambina / su cui gli anni potevano imprimere ogni fattezza, / farne, a caso, un leopardo o una colomba, / che dal vento più leggero era violentemente scossa, / che cercava la verità e si sbagliava sempre, / e invidiava i pochi amici, e sceglieva il suo amore».
Dal primo dei Sonetti dalla Cina, composti nel ’38 dal grande poeta inglese, si profila un’immagine di quell’«impasto umano» cui è dedicata la manifestazione: l’uomo, cioè - e quasi siamo all’umanista del Discorso sulla dignità dell’uomo - che può scegliere dove arrampicarsi su quella scala di realizzazione di sé stesso. Ma che fatica. Torino Spiritualità prova a raccontarla (il che vuol dire spingere almeno un poco a vincerla) tra un profluvio di teologi, monaci magari buddisti, sacerdoti, intellettuali laici, persino scienziati, senza contare i cori sufi o le visite ai cimiteri. È un viaggio nell’impasto - la metafora vale anche in questo caso - di profondità conoscitiva e sentimentalismo a volte rugiadoso che accompagna inevitabilmente la ritualità delle religioni. Un impasto sapiente. E per farlo, si sceglie di cominciare con gli aspetti più duri e irriducibili della nostra realtà, quelli davanti ai quali non c’è o non ci dovrebbe essere via di fuga che tenga.
L’inaugurazione, mercoledì 23, è dedicata a qualcosa che sta cambiando il mondo: titolo «Che cosa muove gli uomini», con il direttore della Stampa Mario Calabresi e i giornalisti Domenico Quirico e Niccolò Zancan, oltre al fotografo Giulio Piscitelli, che hanno raccontato in questi mesi e anni le grandi migrazioni, le guerre, le violenze, la disperazione dei popoli cui ora l’Europa deve dare una risposta. Che cosa muove gli uomini? Ci sono i bisogni, e c’è anche altro, ovviamente. Di qui il secondo titolo di Torino Spiritualità, «Fatti di terra guardiamo alle stelle»: La manifestazione ingloba 120 appuntamenti per 150 ospiti, una vera e propria maratona per la città e i suoi vari punti d’incontro.
L’anno scorso si erano contate cinquantamila presenze, quest’anno potrebbero essere di più. In fondo siamo tutti a vario titolo oppressi o quantomeno perplessi da quando ci si dispiega intorno. Chiedere lumi al maestro tibetano Sogyal Rinpoche o al celebre freeclimber Manolo, al teologo Vito Mancuso o al priore Enzo Bianchi, a Massimo Gramellini, allo scrittore Paolo Nori (che leggerà Tolstoj al Cimitero monumentale: un brivido di neogotico sponsorizzato da una nota impresa funebre) o ancora alla danzatrice sacra Shiva Ananad Lahari, magari a Michele Serra o Michela Murgia, a Philippe Forest o Mauro Covacich, per non parlare di Francesco Piccolo e Sandro Veronesi che ha riletto il vangelo di Marco in Non dirlo, il suo ultimo libro: tutto ciò può indurre un qualche capogiro da oltranza, oppure consentire di scavarsi percorsi e cunicoli individuali, come avviene ormai abitualmente alla manifestazione nata al Circolo dei Lettori quando lo dirigeva l’attuale assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi. Che ieri, alla conferenza stampa di presentazione, era visibilmente soddisfatta della sua creatura forse prediletta.
Torino Spiritualità cresce e impasta. Mettendo in reazione generi e sensibilità che parrebbero inconciliabili, e questo è forse il suo segreto. Quest’anno, con una produzione del Circolo dei Lettori, si avventura anche in una riscoperta a sorpresa: il grande Kundera dell’Insostenibile leggerezza dell’essere, cui Fabrizio Bentivoglio dedica un reading. Nel tempo della pesantezza.