giovedì 3 settembre 2015

La Stampa 3.9.15
Colletta tra i cittadini per comprare l’hotel
“Così evitiamo che ci mettano i profughi”
L’iniziativa a Ormea, nel Cuneese: “La loro presenza in centro ucciderebbe il turismo”
di Paola Scola


È un paese di 1650 abitanti. In val Tanaro, terra di confine tra le province di Cuneo e Imperia. Un tempo la popolazione era numerosa, anche grazie alla villeggiatura. Poi la crisi. Gli abitanti di Ormea, però, sono tenaci, come i vitigni che resistono sulle «fasce», per produrre il vino rosso, importato lì dai Saraceni attorno al Mille: si sono rimboccati le maniche, decisi a rispolverare l’«appeal» turistico della loro comunità. Ci sono riusciti: quest’anno i visitatori sono stati migliaia. Ed è per questo che gli ormeesi non vogliono 30 profughi nell’albergo in centro paese. La loro presenza sulla piazza principale, dicono in molti, renderebbe vane tante «fatiche». Perché «allontanerebbe i turisti». «Ormea cerca di crescere di nuovo, per permettere alle persone di rimanere qui a vivere e lavorare - puntualizzano i clienti della vineria -. Non chiamateci razzisti».
Hotel dell’Olmo
L’altra sera si sono riuniti, in trecento. Alcuni commercianti e operatori turistici hanno proposto: «Prendiamo in gestione, con una cordata locale, l’hotel per rilanciarlo. Così non ospiterà i profughi». L’hotel dell’Olmo è un palazzone lambìto dalla statale, percorsa ogni weekend da decine di migliaia di auto per la Liguria. «L’albergo - spiega Diego Odello, uno dei promotori della “cordata” - è in posizione di élite, centrale. Non è la sistemazione idonea per i profughi. Poi abbiamo dubbi su come verrebbe gestita la presenza. Abbiamo pensato alla possibilità di rilevare la gestione dell’hotel. Per utilizzarlo come una “vetrina” di Ormea». Servono 50 mila euro: «Ho ricevuto impegni verbali. Non siamo contrari alla presenza dei migranti: lo siamo riguardo alla loro accoglienza lì». «Non siamo poi così contenti che arrivino - commenta Tiziana Vinai -. Ma anche sulla proposta di gestione tanta gente non è d’accordo». «Bisognerebbe vedere come si integrano con noi e quale tipo di impatto potranno avere, prima di giungere a una conclusione», sottolinea Paolo Davide Lumia. «Vanno aiutati nel loro Paese, ma è difficile - dice il giovane Alberto -. Qui li vediamo trattati meglio di tanti italiani. E perché arrivano solo giovani, che potrebbero invece combattere per le loro terre, come fecero i nostri nonni?».
Vertice in prefettura
«Non piace così tanto la proposta della gestione dell’hotel - risponde Italo Vinai, vicesindaco -. Così si sostiene solo un privato. Ma non siamo assolutamente un paese razzista». Fedora, moldava, da 10 anni in Italia, fa la badante nel palazzo dell’albergo: «Perché non accoglierli? Pure gli italiani sono andati da altre parti. Basta essere onesti». Sebastiano Carrara: «La proposta dell’hotel non mi pare così azzeccata. Più interessante sarebbe l’idea di un’altra collocazione, anche per creare una cerniera con gli abitanti». Paolo Galvagno, del bar dell’Olmo, sotto l’hotel: «Viviamo di turismo. Come potrebbe funzionare?». Monica Launo: «La mia paninoteca rimane aperta solo di sera. La gestisco da 23 anni, da sola. Sono preoccupata per i problemi che potrò avere». Il sindaco Giorgio Ferraris ieri ha avuto un vertice in prefettura: «La proposta di accogliere i migranti nell’albergo è legittima dal punto di vista del proprietario, per motivi economici. Ma la struttura è in un condominio: collocazione non idonea neppure per gli stranieri. Stiamo dialogando sull’ipotesi di altre sistemazioni. Qui ci sono a 170 immigrati, fra albanesi, peruviani, romeni: siamo una comunità che sa accogliere». Dalla proprietà dell’hotel confermano di «aver presentato una manifestazione d’interesse per ospitare 30 persone» e di «essere pronti a partecipare al bando della prefettura».