lunedì 28 settembre 2015

La Stampa 28.9.15
In Catalogna trionfano i secessionisti
“Ciao Spagna, ha vinto la democrazia”
“Qui la rabbia degli indignados si è riversata nel nazionalismo”
L’analista Botella: punita anche la politica di Rajoy
intervista di F. Ol.


Politologo Joan Botella è professore all’Università autonoma di Barcellona

La Catalogna anarchica e il disgusto verso il governo di Madrid. Uno dei politologi più ascoltati di Spagna, il professor Joan Botella, decano della facoltà di scienze politiche all’Università autonoma di Barcellona, ha due chiavi per leggere il risultato. Legge i dati che arrivano, poi alza lo sguardo e non mostra sorpresa: «Successo chiaro, ora per Artur Mas tutto sarà più comodo», ma esclude che lo scontro prenda pieghe eccessive, «non succederà». Sullo sfondo, iniziano i primi clacson degli indipendentisti in festa.
Come si spiega questo voto?
«Dal disgusto politico verso Rajoy, nelle sue due vesti, prima come leader di quel Partito Popolare che, con tanti ricorsi, ha cancellato la riforma dello Statuto catalano, elaborata da Zapatero; e poi verso il Rajoy di governo che da queste parti è mal visto».
L’economia c’entra?
«La crisi e la situazione sociale in genere ha pesato, anche nel giudizio verso il governo centrale. Questo voto è un’espressione di indignazione. Ricorda gli indignados che hanno dato vita ai movimenti tipo Podemos? Ecco, qui quel sentimento ha preso un’altra forma, nel resto di Spagna ha virato verso la sinistra, qui il catalizzatore è stato l’indipendentismo».
Siamo davanti a un nuovo capitolo della storia un po’ anarchica di Barcellona?
«La Catalogna ha sempre avuto due anime, le chiamiamo Seny e rauxa, il senno e l’impeto. Molto a lungo ha prevalso la moderazione, ora è chiaro che è preponderante l’aspetto più istintivo della popolazione. E questo sentimento era emerso anche a maggio scorso con la vittoria di Ada Colau al Comune di Barcellona. Pur con molte differenze tra i due episodi, siamo davanti allo stesso fenomeno».
A Barcellona e Madrid si disegnano scenari drammatici, cosa succederà nei prossimi giorni?
«Certo, la tensione aumenterà di molto. Ma alla fine prevarrà la moderazione da entrambi i lati. Il parlamento catalano dichiarerà aperto il processo verso l’indipendenza, stando attentissimo a non commettere atti perseguibili per legge. D’altronde per Mas la situazione è molto comoda, i suoi oppositori sono numericamente deboli, Ciudadanos, socialisti, la coalizione di Podemos, per non parlare del Pp. Quindi può fare tutto senza problemi».
Visti l’aria che tira in Catalogna, Rajoy scenderà a patti?
«Non credo. In Spagna si vota a dicembre per le politiche, il governo di Rajoy è a fine mandato e non sarà nelle condizioni di fare nuove proposte. Bisogna aspettare il nuovo esecutivo».
Madrid, però, potrebbe sospendere l’autonomia della Catalogna. La costituzione lo prevede.
«Sì, ma è una norma mai applicata, non si sa nemmeno bene come farlo, e quindi non credo che il governo centrale si prenderà questa responsabilità. La tentazione c’è, ma non credo che da Madrid vorranno buttare benzina sul fuoco. A maggior ragione non credo verrà utilizzata la nuova legge che colpisce direttamente il presidente della Generalitat in caso di mancata applicazione di sentenze del tribunale costituzionale. Sarebbe un attacco personale». [f. ol.]