sabato 26 settembre 2015

La Stampa 26.9.15
Renzi vola negli Usa per incontrare i Clinton ma troverà D’Alema
In programma anche i bilaterali con Obama e Ban ki-moon
di Fabio Martini


La «contaminazione» con personaggi dello sport e dello spettacolo è un genere che piace assai a Matteo Renzi ed infatti questa sera, appena arrivato a New York (per partecipare ad una serie di significativi eventi politici), il presidente del Consiglio come prima cosa si trasferirà al Central Park. Qui è tutto pronto per il mega concerto-evento organizzato dal Global Poverty Project, al quale parteciperanno alcune star mondiali della musica come Bono Vox e un personaggio come Bill Gates. Per il premier un’occasione per salutare il suo recente amico Bono, che ha accompagnato in visita all’Expo di Milano e dal quale è stato ricambiato con affermazioni gratificanti: «Renzi ha fatto delle promesse, credo che le manterrà». Certo, nel suo afflato umanitario e pacifista, Bono è sempre stato generoso con i leader di tutti i colori (da Bush junior ad Angela Merkel), ma ovviamente Renzi ha incassato con piacere le attestazioni di un personaggio come lui, popolarissimo tra giovani di diverse generazioni. Ovviamente Renzi non è a New York per il concerto di Bono, ma per una serie di eventi politici che ruotano attorno alla sessione autunnale dell’Onu che quest’anno festeggia il suo settantesimo «compleanno».
Per Renzi sarà l’occasione per una serie di importanti incontri bilaterali (Obama, Ban ki-moon, ma non solo), anche se l’evento più significativo è destinato a diventare la partecipazione del premier italiano ad un dibattito promosso dalla Clinton Global Initiative, assieme a due personaggi come l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e come il finanziere George Soros. Renzi è stato invitato dalla Fondazione dei Clinton, ed è un segno di riguardo e dunque per il premier è l’occasione per consolidare il link con quello che dovrebbe essere il clan vincente dei Democratici in vista della riconquista della Casa Bianca nel 2016: quello dei Clinton. Certo, nei preliminari delle Primarie democratiche Hillary sta incontrando qualche difficoltà nella corsa alla nomination ma resta la favorita e dunque Renzi può «agganciare» il treno che fra un anno potrebbe riconquistare la presidenza.
Per la verità, tre anni fa, il link iniziale di Renzi con i democratici americani è stato favorito proprio dal «giro» dei Clinton e in particolare dal Center for American Progress, il think thank guidato da John Podesta, uno dei notabili più influenti del partito democratico degli ultimi 20 anni e che ha sempre tenuto i rapporti con i progressisti italiani. Nel 2012 Renzi, da sindaco di Firenze, partecipò alla Convention di Charlotte che incoronò di nuovo Obama e in quella occasione a fare da ponte fu proprio il «giro» legato ai Clinton. Curiosamente alla tre giorni promossa dalla fondazione Clinton parteciperà anche uno dei politici italiani meno amati da Renzi, Massimo D’Alema, che ha mantenuto un rapporto personale con Bill, dopo che i due si erano conosciuti alla fine degli Anni Novanta, quando guidavano i proprio Paesi.
Renzi, dopo aver partecipato al concerto di stasera, domani mattina parteciperà ai lavori della conferenza sull’uguaglianza di genere e sull’enpowerment femminile, promosso da Ban ki-moon e dal presidente cinese Xi Jinping. Subito dopo Renzi interverrà al Vertice sul cambiamento climatico e al summit sullo sviluppo, presieduti da Ban ki-moon. Domenica, alle 17, il presidente del consiglio parteciperà al panel sulla crescita in Europa con Clinton e Soros e successivamente seguirà i lavori di apertura dell’Assemblea generale dell’Onu e il summit sulle operazioni di peacekeeping. Martedì Renzi interverrà al summit sulla lotta al terrorismo, voluto e presieduto dal presidente Usa Barack Obama e successivamente interverrà all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma che impatto avranno le esternazioni che in questa sede farà il presidente russo Vladimir Putin? Renzi e l’Italia potrebbero essere chiamati in qualche modo a pronunciarsi sul protagonismo russo in Siria e sulla sua «chiamata alle armi» contro il pericolo terrorista.