martedì 22 settembre 2015

La Stampa 22.9.15
Fassina: “In Italia sarà diverso. La nostra è una proposta seria”
L’ex Pd lavora per creare un gruppo unico con Sel “La scissione nel Partito l’hanno già fatta gli elettori”
di Carlo Bertini


La sinistra radicale ridotta a un ruolo di pura testimonianza in Grecia, «non mi preoccupa perché la prospettiva italiana è diversa e nessuno di noi intende fare un’operazione minoritaria, anzi l’obiettivo è opposto». Stefano Fassina lavora per creare un gruppo parlamentare unico con Sel, i fuoriusciti dal Pd come Civati e alcuni ex grillini. E ritiene che in Italia ci sia spazio per una forza politica di governo «non a sinistra del Pd, ma in rappresentanza del lavoro», che sarà battezzata a breve alla fine di «un percorso nei territori».
Chi di scissione ferisce, di scissione perisce, dice il premier. Che gli risponde?
«Che la scissione nel Pd l’hanno fatta gli elettori che non sono andati a votare, come è evidente dai dati di astensione delle regionali».
E la sconfitta di Unità popolare come va interpretata?
«Va interpretata in un contesto di sfiducia nella possibilità di costruire un’alternativa all’agenda liberista che domina l’Unione europea. E la caduta pesante di partecipazione ne è il primo indicatore. Poi c’è da dire che la proposta politica di Unità popolare di fatto era improvvisata e si contrapponeva a Tsipras invece che alle forze che hanno imposto il memorandum alla Grecia».
O magari gli elettori considerano la permanenza in Europa un valore assoluto malgrado i sacrifici da sopportare?
«Quali elettori? Quasi una metà non è andata a votare. Per una parte dell’elettorato ci può essere l’Europa come valore assoluto, in particolare ora che la tragedia dei migranti ha reso evidente quanto sia potenzialmente utile avere un’Europa attraverso la quale gestire fenomeni così complessi. Comunque chi ha votato lo ha fatto in un quadro in cui domina la paura più che la speranza. Ma c’è un tema rimosso in queste ore».
Quale?
«Che il memorandum firmato dalla Grecia è insostenibile. Ed è comprensibile che larghi settori dei giovani non siano andati al voto dopo aver visto che sul terreno economico-sociale non si può decidere nulla».
La Grecia rappresenta un avvertimento anche per le forze a sinistra del Pd? I renziani già vi sfottono, «fassinakis al 2%»...
«Loro non sono stati dalla parte di Tsipras ma del più forte, col modello liberista e conservatore dell’Europa: non vedo come possano appropriarsi di questo risultato e tentare di rovesciarlo su chi cerca di portare avanti una battaglia per il lavoro e la giustizia sociale».
Lei crede che in Italia andrebbe diversamente se si votasse?
«In Italia il Pd di Renzi ha perso larga fetta di elettorato democratico, è stato evidente prima in Emilia e poi anche nelle scorse elezioni regionali. Noi punteremo a raccogliere le forze che hanno lasciato il Pd, ma non considero un indicatore la performance di Unità Popolare. Credo che in Italia vi sia uno spazio politico vero. Nella scuola il Pd ha perso in larga parte il consenso che aveva, così come tra i lavoratori e disoccupati. Inviterei coloro che gioiscono di una presunta normalizzazione avvenuta in Grecia di stare attenti perché la situazione è molto instabile nell’eurozona. Noi costruiremo una proposta di governo, credibile e seria, alternativa a una ricetta che può essere portata avanti solo con la respirazione bocca a bocca della Bce».