Il Sole Domenica 6.9.15
Un lascito prezioso
Il valore di parole sincere
di Nicla Vassallo
La nostra società e umanità sono basate sulla trasmissione di conoscenze attraverso dei testimoni con precise caratteristiche di probità, onestà e ponderatezza
La conoscenza e l’aspirarvi con lungimiranza nonché costanza ci dona la possibilità di trasformarci da animali non umani in esseri umani. Dal primo libro della Metafisica di Aristotele difficile rifiutarlo. Non mi sto riferendo alla conoscenza del saper fare (es: so nuotare), né alla conoscenza diretta (es: conosco Giovanna), bensì alla conoscenza proposizionale (es: so che mi chiamo Nicla Vassallo o so che le radiazioni gamma posseggono alcune proprietà), conoscenza che viene definita, in termini minimi e platonici, quale «credenza, vera e giustificata». Ereditiamo la conoscenza proposizionale dagli altri, attraverso diversi mezzi, scambi conversazionali, diretti e quotidiani, oggi potenziati da mezzi irrealistici fino a non troppi secoli orsono (telefoni, cellulari, sms, e-mail, blog, social network, piattaforme varie, e così via), nonché ad ascolti, letture, trasmissioni su cui confidiamo, grazie a volumi, enciclopedie, giornali, riviste, radio, televisione, internet. Che altro? Da non escludere la cartellonistica, i documentari, le foto, la mimica, le mappe, le segnaletiche. Eredità preziosa, più di quanto di norma si immagini. Non posso non menzionare la folgorante la Premessa de Il fu Mattia Pascal: «Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo
- Io mi chiamo Mattia Pascal.
- Grazie, caro. Questo lo so.
- E ti par poco?
Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè come prima, all’occorrenza: «Io mi chiamo Mattia Pascal». Ma come si fa a conoscere il proprio nome? Perché qualcuno (i nostri genitori o il registro comunale) ce lo ha trasmesso, in termini tecnici filosofici, perché qualcuno ce lo ha testimoniato. Palese che dai propri albori, la nostra società e la nostra umanità si ergono sull’ereditare conoscenza attraverso la testimonianza. Non solo senza testimonianza non sapremmo neanche il nostro nome, soprattutto il nostro status conoscitivo, nonché pratico ne risulterebbe impoverito: probabilmente, ci troveremmo ancora sull’orlo dell’età della pietra, e saremmo, a ogni buon conto, a rischio di carenza cognitivo-affettiva, incoerenza, ignoranza, paranoia. Pure le stesse scienze ne risentirebbero in modo pesante: gli scienziati sono difatti incapaci di scoperte e progressi, se non si basano sulle testimonianze di altri. È così necessario capire che la testimonianza costituisce una delle forme più importanti in cui l’ereditare gioca un ruolo privilegiato: ereditiamo conoscenza, e tale eredità si attesta imprescindibile per le nostre esistenze, per il come e il cosa ci consente di sapere. È altresì necessario capire quanto sia errato svalutare la testimonianza, rifugiandosi nell’individualismo o nell’egoismo, o perché in troppi l’hanno voluta e la vogliono controllare nonché manipolare. La testimonianza ci dona conoscenze, ci garantisce democrazie, evita che la nostra società si trasformi in quella angosciante e orwelliana del «Grande Fratello», o in un banale talk-show, e via dicendo, in cui la possibilità di ereditare conoscenza viene del tutto screditata, se non massacrata. Massacrata nell’esatto istante in cui, invece di testimoniare il vero, si mente, ovvero si testimonia quanto a cui non si crede. La cronaca quotidiana riporta in abbondanza episodi di falsa testimonianza, la cui gravità e le cui ricadute sulle nostre esistenze non risultano prive di significative ripercussioni.
Si dovrebbe costantemente esigere dai testimoni, da coloro da cui ereditiamo conoscenza, verità probità, onestà, ponderatezza, sempre che costoro tengano al proprio buon nome e alla propria reputazione. Altrimenti, ci ritroveremmo a diffidare di quasi tutti, e, di conseguenza, a soffrire di problemi psichici ed epistemici non da poco. Eppure, purtroppo, non risultiamo sempre a sufficienza esigenti, neppure nei confronti di coloro con cui intratteniamo rapporti di amicizia o d’amore. Con le loro false testimonianze, vi sono “cari” testimoni che ci azzerano, imbrogliano, fingono, confondono, allo scopo di celare importuni avvenimenti del proprio passato e presente.
Senza poi nominare la questione dei cosiddetti esperti. Individui con una posizione e reputazione che dovrebbe attestare il loro expertise, si mostrano, alla resa dei conti, poco preparati, a dispetto dell’alta opinione che nutrono di sé. Basti richiamare alla memoria politici incapaci di governare (politici-clown e clown-politici), manager che conducono al fallimento le proprie aziende, operatori di Borsa che esortano ad acquistare titoli destinati a crollare, medici che, pur testimoniando il vero, tradiscono il proprio segreto professionale, atleti mondiali le cui vittorie si devono al doping, e via dicendo. Eppure, oggi come oggi, questi pessimi testimoni spesso non perdono il loro buon nome e la propria reputazione, nonostante l’eredità del conoscere ne esca annientata. Tuttavia, come ho specificato, è proprio da questa eredità a dipendere la nostra esistenza di umani. Si tratta di scelte di vita. C’è chi lascia un’eredità di glorie e virtù, e chi le eredita. C’è chi lascia un’eredità di scandali e vizi, e chi li eredita.
Rispetto a quanto ci viene tramandato, raccontato, testimoniato occorre senz’altro attestarsi accorti: alla testimonianza, e alla sua essenzialità, noi umani non possiamo rinunziare. Eppure, non ci sono forse eredi illegittimi della conoscenza? Palese che sì. Si tratta di coloro che alla conoscenza non aspirano, che prediligono l’ignoranza o la menzogna o la falsità o l’indifferenza coniugata al narcisismo. Con costoro, ogni causa è perduta: ogni generosità del testimone probo, onesto, ponderato è – occorre con amarezza ammetterlo – sprecata.
Domenica 20 settembre ore 10 a Carpi, Piazzale Re Astolfo, lezione magistrale su Utilità della testimonianza per la vita