Il Sole 2.9.15
Caos a Budapest, accuse alla Germania
Ungheria e Austria chiedono chiarimenti a Berlino sulla deroga ai criteri di Dublino sull’accoglienza
di Roberta Miraglia
Invocavano «Merkel, Merkel!» le migliaia di migranti ammassati nella principale stazione ferroviaria di Budapest evacuata dalla polizia antisommossa di Viktor Orban. Urlavano il nome della cancelliera tedesca, che ha promesso di accogliere 800mila profughi, mentre cercavano invano di salire su treni diretti in Austria, per poi passare in Germania, la terra promessa dei richiedenti asilo in quest’estate travagliata per l’Unione europea.
Bruxelles, intanto, approvava la decisione tedesca di accantonare le regole di Dublino per accogliere migliaia di profughi entrati nello spazio comune da altri Stati membri ma non identificati come invece richiederebbe il regolamento del 2013, ormai travolto da un’ondata di umanità dolente che preme ai confini dell’Europa giungendo da terra e da mare.
«È un atto lodevole di solidarietà» ha scandito Natasha Bertaud, portavoce della Commissione. «Sono persone in fuga da guerre e persecuzioni e continuano ad arrivare qui in cerca di un rifugio sicuro». La difficile posizione infine assunta da Angela Merkel, a lungo frenata dall’ostilità della sua opinione pubblica, ha aperto uno spiraglio nel buio dell’Unione che mostra uno spettacolo punteggiato quotidianamente di liti e accuse reciproche.
Lo spiraglio è durato lo spazio di una nottata. Le tensioni tra i partner europei si sono subito riaccese, alla frontiera orientale del blocco: ieri mattina le autorità ungheresi, incalzate dall’Austria, hanno fermato tutti i treni nella stazione Keleti di Budapest dove al ritmo di 2mila al giorno si radunano profughi siriani ma anche iracheni e afghani, giunti via terra dalla Serbia, nella speranza di proseguire il viaggio verso Ovest. Quando i convogli sono stati bloccati in stazione è esplosa la protesta dei migranti perché fino all’altro ieri l’Ungheria aveva consentito le partenze. Già dall’alba, dunque, Keleti era stata presa d’assalto dai profughi e la comparsa della polizia ha esasperato gli animi. I migranti sono stati spinti in un improvvisato campo di raccolta adiacente ai binari e a nessuno di loro è stato più consentito di entrare nella stazione, riaperta dopo le dieci e presidiata dalla polizia.
Veemente la reazione di Vienna contro Berlino. «La Germania deve chiarire la sua posizione» ha detto il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner. Si riferiva alla decisione di ammorbidire i criteri del regolamento di Dublino, almeno per i migranti in arrivo dalla Siria, nella parte in cui impongono di richiedere asilo nel primo Paese di ingresso. «È?persino girata la voce che la Germania avrebbe inviato treni a Budapest per prelevare i profughi» ha aggiunto Mikl-Leitner. «Per questo è importante informare i rifugiati in Ungheria che “Dublino” non è stato sospeso». Il quadro legale attuale «è ancora valido - ha risposto Merkel da Berlino - ma ogni giorno vediamo che non viene applicato. Dobbiamo fare in modo di avere politiche di asilo uniformi nell’Unione» ha sottolineato la cancelliera, ribadendo la necessità condivisa da una parte degli Stati membri di superare il sistema di Dublino.
Una riforma messa sul tavolo in un momento di divisioni profonde, però. Ieri insieme a Merkel anche Orban è finito nel mirino dell’Austria perché il suo governo non farebbe abbastanza per trattenere le decine di migliaia di persone che hanno superato il confine. «Le stanno semplicemente mettendo sui treni» ha dichiarato alla tv il cancelliere Werner Faymann. «Che razza di politica è?» ha aggiunto, per poi concludere: «È irresponsabile fermare le registrazioni e non applicare le regole». E Budapest, dopo aver convocato l’ambasciatore austriaco, ha replicato di essere delusa per l’«incomprensibile atteggiamento» del leader del Paese vicino. «È?l’Europa che sta offrendo una gestione fallimentare della crisi» ha contro-accusato il capo di gabinetto del premier Orban.
Nelle stesse ore a Monaco di Baviera duemila profughi arrivati da Budapest via Vienna venivano accolti con mille attenzioni dalla polizia e smistati nei centri per le richieste di asilo mentre la popolazione portava generi di prima necessità e giochi per bambini in una gara di solidarietà simile a quella vista mesi fa alla stazione centrale di Milano. «Non c’è fine alla volontà della gente di aiutare. Grande!» ha twittato la polizia locale.
Così, tra Monaco, Vienna e Budapest, nello spazio di 500 chilometri, il miraggio europeo offre due facce in netto contrasto alle popolazioni in cerca disperata di un rifugio per sopravvivere a conflitti, dittature e terrorismo. La Commissione europea, del resto, loda le aperture tedesche ma al tempo stesso difende la polizia armata inviata da Orban contro i migranti. «Anche le regole del sistema comune di asilo europeo e di Schengen devono essere rispettate, insieme alla protezione a coloro che legittimamente la cercano nella Ue» ha riferito la portavoce della Commissione. «Diamo il benvenuto agli sforzi ungheresi per proteggere le nostre frontiere esterne».