martedì 29 settembre 2015

Il Sole 29.9.15
Migranti, l’ira di Ban Ki-moon
di Marco Valsania


NEW YORK «Chiedo all’Europa di fare di più». Così, con un appello e una sferzata morale, il segretario generale Ban Ki-moon ha aperto la 70esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, prendendo di petto il dramma dei migranti, dell’esercito di rifugiati che oggi parte alla volta del Vecchio Continente in fuga disperata dalla Siria e dal Nordafrica, da guerre e miseria.
«Non dovremmo costruire mura o recinzioni, dobbiamo guardare alle radici del problema nei Paesi di origine», ha affermato rivolgendosi alle 193 nazioni riunite da ieri al Palazzo di Vetro di New York. E ha ricordato ai leader europei che in un passato non troppo lontano sono stati i loro Paesi a ricevere aiuto umanitario: «Dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata l’Europa a cercare assistenza».
Europa e Unione Europea, all’Onu, sono in una posizione scomoda: obiettivo di critiche per i ritardi, la sottovalutazione, la difficoltà nel coordinare le azioni in risposta alla crisi. Tensioni che accompagneranno due riunioni ad alto livello sulle migrazioni convocate oggi e domani a margine dell’Assemblea sotto gli auspici del segretario generale. Il clima arroventato, soprattutto tra Paesi in via di sviluppo e potenze emergenti, è stato sintetizzato da Dilma Rousseff, presidente del Brasile, che ha ricordato come il suo Paese in recessione oggi ospiti rifugiati siriani e haitiani come aveva fatto un secolo fa con migranti europei e asiatici: «In un mondo dove merci, capitali, dati e idee fluiscono liberamente, è assurdo bloccare i flussi delle persone».
La Ue, però, dovrebbe rispondere sottolineando i passi avanti compiuti di recente. E lanciando a sua volta un appello a tutti i Paesi avanzati e ricchi a intervenire a favore dei rifugiati, dagli Stati Uniti alla Turchia e alle nazioni del Golfo Persico. L’obiettivo dell’incontro al vertice di domani all’Onu, inoltre, è propositivo: forgiare una più comprensiva e coordinata risposta internazionale all’intero dramma dei rifugiati, ora esemplificato dall’esodo di quattro milioni di siriani.
All’urgenza e difficoltà incontrate finora nel gestire la crisi ha alluso il primo ministro Matteo Renzi durante la sua partecipazione, domenica, alla Clinton Global Initiative: Renzi, che oggi interverrà all’Assemblea Generale, ha ricordato che a lungo alcuni Paesi europei hanno considerato i rifugiati un problema dell’Italia, in prima linea nell’accoglienza, e che qualcosa è cambiato davanti alle immagini sempre più tragiche. Particolarmente atteso, all’Onu, è inoltre giovedì il discorso del cancelliere tedesco Angela Merkel, che sta aprendo le porte della Germania a un crescente numero di migranti tra le resistenze di altre capitali e le polemiche domestiche. Ieri pomeriggio ha intanto preso la parola il presidente francese François Hollande, la cui presenza all’Onu è stata tuttavia dedicata anzitutto alla lotta al terrorismo in Siria e al cambiamento climatico in vista della conferenza dell’Onu di Parigi a dicembre.
Il presidente statunitense Barack Obama, da parte sua, prima di parlare ieri al Palazzo di Vetro aveva indicato durante incontri dedicati alla nuova agenda per lo sviluppo sostenibile la necessità dei Paesi “facoltosi” di aumentare i contributi per i rifugiati e promesso che la Casa Bianca rimarrà alla guida di campagne umanitarie. Ma Washington stessa è finita nel mirino di critiche: l’aumento da duemila a diecimila degli immigrati siriani ammessi nel prossimo anno è stato attaccato come inadeguato.
L’Unione Europea può far leva sulla recente promessa di versare un miliardo di dollari per finanziare gli sforzi dell’Onu nei Paesi limitrofi alla Siria e inondati di rifugiati. Un gesto che sembra andare incontro alla richiesta di Ban Ki-moon di una maggior generosità: i soccorsi dell’Onu, ha detto, sono efficaci ma a corto di risorse, non sono “broken”, fallimentari, piuttosto “broke”, senza soldi.
«Non riceviamo abbastanza fondi per salvare abbastanza vite», ha denunciato con toni insolitamente pugnaci Bank Ki-moon, al suo ultimo anno al vertice dell’organizzazione e in passato accusato di scarso carisma nella sua leadership delle Nazioni Unite. Ha lamentato anche la generale «crescente disuguaglianza e l’impazienza nei confronti dei leader». Ha ricordato che cento milioni di persone hanno bisogno di soccorsi e che l’Onu ha stanziato per loro 20 miliardi. Ma ha aggiunto che solo un terzo dei finanziamenti chiesti dall’Onu per Siria e Iraq è stato finora promesso. Nè è un mistero la continua preoccupazione dell’Onu per la dignità dei migranti: dure prese di posizioni sono scattate nei confronti dei maltrattamenti subiti dai rifugiati in Paesi quali l’Ungheria.